Canada sull'orlo di un nuovo copyright

Canada sull'orlo di un nuovo copyright

La riforma rappresenta una delle iniziative più dure nel contrasto alla distribuzione non autorizzata dei contenuti. Molte le novità, come la cancellazione dei propri brani qualora chi li ha prodotti chiuda la baracca
La riforma rappresenta una delle iniziative più dure nel contrasto alla distribuzione non autorizzata dei contenuti. Molte le novità, come la cancellazione dei propri brani qualora chi li ha prodotti chiuda la baracca

Che sta succedendo al di là dell’Ontario? Il paese che aveva già dichiarato il “non luogo a procedere” contro la pirateria ad uso personale , sta per dare una mazzata senza precedenti alla possibilità stessa di copiare i contenuti senza incorrere in sanzioni legali. La riforma del copyright che nelle prossime settimane verrà presentata alla House of Commons dal Ministro dell’Industria Jim Prentice sarà l’equivalente del discusso DMCA americano, non prevedendo alcuno spiraglio oltre il quale i diritti dei consumatori possano avere voce in capitolo sulle pretese di blindatura totale dell’industria.

A denunciare il pericolo è l’esperto Michael Geist : se fino ad ora per il Canada c’era la possibilità di seguire scelte diverse per la riforma delle regole sul copyright, ora le cose sembrano decise, ad apparente vantaggio dell’industria. Proprio come il DMCA, la riforma in via di presentazione al parlamento canadese rafforzerà in maniera squilibrata l’uso e la salvaguardia delle tecnologie anticopia , lasciando da parte qualsiasi possibilità di superare ed eliminare legalmente il DRM dai contenuti.

Le soluzioni DRM somigliano ormai ad un Titanic che affonda con i topi-major che scappano impauriti? Chi scarica dal P2P compra più dischi originali ? Poco importa: la nuova via canadese al copyright renderà eterna la validità del DRM, dando per scontato, come certi premier europei che vogliono raddrizzare una volta per tutte i pirati di Internet, che il diritto d’autore va difeso in eterno , senza nessuna eccezione.

Finché un dispositivo avrà integrata una qualche misura di protezione dei contenuti, prevede la legge, superare tale protezione, fosse anche a fini educativi, di archiviazione o personali è proibito . “Non importa che tu abbia il diritto di registrare uno show e guardartelo in seguito – scrive Cory Doctorow su Boing Boing – o il diritto di registrare il discorso di un politico per conservarlo e riprenderlo in seguito. Il poliziotto nel registratore può portarti via questo diritto senza possibilità di appello”.

“La promessa dei Conservatori di eliminare la tassa sulla copia privata sarà probabilmente abbandonata – scrive Geist sul suo weblog – Non ci sarà nessun equo utilizzo flessibile. Nessuna eccezione per le parodie. Nessuna eccezione per la registrazione degli show per una visione successiva. Nessuna eccezione per la copia tra dispositivi diversi. Nessuna previsione per backup estesi. Niente”. Aggiunge Doctorow: “una clausola proibisce di guardare o sentire film e musica dopo che l’azienda che li ha prodotti abbia chiuso i battenti”.

Il governo canadese pare abbia infine scelto da che parte stare nella guerra mondiale del copyright, preferendo “i lucchetti all’apprendimento, la proprietà alla privacy, l’imposizione all’educazione, le cause legali alla sicurezza, i lobbisti agli archivisti, e una politica USA al posto di una soluzione made-in-Canadà”, dice Geist.

La nuova legge, che verosimilmente avrà un percorso privilegiato per l’approvazione definitiva una volta presentata dal ministro, “trasformerà il Canada in una nazione arretrata”, scrive ancora Doctorow, “rimasta dietro il Regno Unito, Israele e gli altri paesi che stanno approvando nuove leggi sul diritto d’autore che smantellano l’idea del massimo copyright per sempre e in tutte le cose”.

Il Canada sarà più indietro persino dell’Italia della legge Urbani e delle raccomandate di richiesta di “pizzo” contro gli utenti del P2P , considerando che qui da noi si sta studiando il modo di rafforzare il diritto alla copia privata e riformare profondamente le norme che attualmente regolano lo scambio di contenuti (s)protetti in rete.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 nov 2007
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