Ancora un attacco al Washington Post

Ancora un attacco al Washington Post

Non c'è due senza tre. Di nuovo qualcuno si è infilato nelle difese del quotidiano USA, carpendo informazioni e password. Quasi nello stesso momento in cui anche il grande magazzino Target subiva un'intrusione
Non c'è due senza tre. Di nuovo qualcuno si è infilato nelle difese del quotidiano USA, carpendo informazioni e password. Quasi nello stesso momento in cui anche il grande magazzino Target subiva un'intrusione

Un gruppo di ignoti si è introdotto nei server del Washington Post , ottenendo accesso alle informazioni relative alle credenziali dei dipendenti . Non è stato possibile determinare ancora con precisione l’entità del danno subito in termini di password sottratte, ma tutti i giornalisti e il resto del personale del quotidiano nelle prossime ore dovranno provvedere a cambiare tutte le rispettive chiavi d’accesso ai sistemi.

L’intrusione nei sistemi è stata scoperta ieri , mercoledì 18 dicembre, da un’azienda appaltatrice che si occupa di monitorare il network del Washington Post . L’attacco sarebbe recente, e sarebbe durato qualche giorno al massimo prima di essere scoperto: non ci dovrebbero essere state fughe di dati significative, relative alle fonti giornalistiche o ai dati sensibili dei dipendenti, né ci sarebbe alcuna traccia di intromissione nel sistema di pubblicazione. Le indagini su quanto accaduto proseguono, anche nel tentativo di individuare gli autori del gesto: non è la prima volta che il WP è oggetto dell’attenzione di hacker o di pirati informatici, anzi negli ultimi tre anni questa è almeno la terza intrusione documentata e pubblica ai sistemi del giornale.

Tra i possibili responsabili ci sono senza dubbio una delle crew cinesi che opera nel sottobosco informatico: già nel 2011 la pista in cerca dei colpevoli conduceva a Pechino , e le fonti asiatiche addirittura mettono in relazione questa intrusione con le inchieste portate avanti dal giornale (e da altre fonti di informazione occidentali) sulle fortune accumulate dall’ex-premier Wen Jiabao, che avrebbero già causato una serie di ritardi nella concessione del visto ai corrispondenti delle testate ritenute “poco accondiscendenti” con il Governo locale.

Non ci sono comunque solo motivazioni politiche dietro gli attacchi informatici: il movente economico resta uno dei principali fattori che possono scatenare i pirati, come probabilmente è successo nel caso della nota catena di grandi magazzini Target che ha confermato di stare investigando su una possibile fuga di dati su 40 milioni di carte di credito registrate nei suoi sistemi . La breccia sarebbe stata aperta intorno al giorno del Ringraziamento e sarebbe rimasta aperta fino al 15 dicembre: venti giorni tra i più trafficati nei centri commerciali d’oltreoceano, con i consumatori impegnati nelle svendite del Black Friday e gli acquisti di Natale. Paradossalmente , a essere colpiti sarebbero i clienti degli store in carne e ossa: nessun problema ci sarebbe per i dati di chi ha fatto shopping online.

Target ha confermato la possibile fuga di dati, e ha aggiunto di aver denunciato tutto alle autorità e di stare collaborando con le società che emettono le carte di credito per minimizzare l’impatto economico per i propri clienti. Anche per Target, come nel caso del Washington Post , non è la prima volta .

Luca Annunziata

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Pubblicato il
20 dic 2013
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