Google e la macchina morbida

Google e la macchina morbida

Un brevetto di Mountain View rivendica l'idea di un controller dedicato ai dispositivi domestici dalle fattezze di un giocattolo: dovrebbe riconoscere il padrone e assolvere al compito di intrattenerlo
Un brevetto di Mountain View rivendica l'idea di un controller dedicato ai dispositivi domestici dalle fattezze di un giocattolo: dovrebbe riconoscere il padrone e assolvere al compito di intrattenerlo

Google sta pensando di sviluppare un assistente giocattolo per il controllo dei dispositivi elettronici in casa. Anche Mountain View sembra dunque confermare che nel promettente mercato della Internet delle Cose (IoT) ci sia spazio per i giocattoli intelligenti, in cui già credono aziende come Mattel .

illustrazione brevetto

Per il momento i giocattoli intelligenti di Google hanno solo la forma di un richiesta di brevetto attraverso cui la Grande G vorrebbe rivendicare per sé l’invenzione di un dispositivo antropomorfo , ma illustrato piuttosto come un animaletto, “in forma di bambola o giocattolo e configurabile per controllare uno o più dispositivi media”.

Il maggiordomo-peluche, rivolto all’intrattenimento dei più piccoli ma non solo, dovrebbe identificare il proprietario attraverso il riconoscimento facciale e rispondere ai comandi vocali: il device descritto da Google è programmato per offrire la propria attenzione (per esempio, girando la sua testa) e poi provvedendo ad attivare i dispositivi elettronici cui è collegato, interpretando e convertendo in azioni semplici le istruzioni ricevute, in maniera simile a Amazon Echo.

La maggior preoccupazione rispetto a un dispositivo Google dotato di registratore e microfono è naturalmente legata alla privacy degli utenti: sono già innumerevoli, d’altronde, i dati gestiti da Mountain View e legati alla vita privata delle persone. Accoppiando questi dati alle tecnologie di machine learning e di intelligenza artificiale in corso di sviluppo presso Mountain View non sorprende che un personaggio come Elon Musk sia arrivato ad annoverare fra le sue più grandi paure la possibilità che Google sviluppi per sbaglio un esercito di robot che finisca per sterminare la razza umana. Magari incarnando un tenero orsacchiotto.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
26 mag 2015
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