Fine del gratis/ Chiude ListBot

Fine del gratis/ Chiude ListBot

Il sistema per la gestione di mailing list gratuite verrà chiuso ai primi di agosto Sulla stessa via già si trovano Yahoo.com, X-drive, TheCounter, eBay e altri. La rete gratis si restringe rapidamente
Il sistema per la gestione di mailing list gratuite verrà chiuso ai primi di agosto Sulla stessa via già si trovano Yahoo.com, X-drive, TheCounter, eBay e altri. La rete gratis si restringe rapidamente


Web – ListBot.com, uno dei più celebri ed utilizzati servizi online per la creazione e gestione di mailing list gratuite da parte degli utenti internet, chiude il 6 agosto.

L’annuncio arriva come una nuova clamorosa “mannaia” sulla testa dei numerosissimi utenti che in tutto il mondo hanno utilizzato il servizio gratuito che, ora, vista la contrazione del mercato, viene chiuso da Microsoft e solo parzialmente sostituito, con accesso aperto alle piccole aziende o con i servizi di MSN.

Il calendario della chiusura, che dovrà essere seguito con particolare attenzione non solo dagli iscritti alle mailing list quanto soprattutto dai più di 90mila che che gestiscono mailing list attraverso ListBot, prevede che dal 6 agosto cessino le funzionalità del servizio. Fino al 20 agosto, però, gli amministratori potranno scaricare tutti i dati relativi ai servizi messi in piedi tramite ListBot. Dopo quella data, avverte l’annuncio di dismissione, tutti i dati sui server non saranno più disponibili.

Le alternative per chi vuole comunque continuare a gestire mailing list gratuite per fortuna ce ne sono. Basti pensare a Coolist e soprattutto a Yahoo Groups che ha già “fuso insieme” le eredità di due servizi, ONEList ed eGroups, che hanno fatto la storia delle mailing list gratuite su Web e che oggi non esistono più.

Ma dopo la chiusura di ListBot da parte di Microsoft è lecito chiedersi con maggiore attenzione quanto possano durare i servizi di community di questo genere che, fino ad oggi, sono stati realizzati dalle imprese nella speranza che potessero essere ripagati dalla pubblicità, infilata in tutte le email scambiate, e dalla fidelizzazione dell’utente a certi servizi online.

La contrazione del mercato della pubblicità online e le crescenti spese di gestione dovute anche all’aumento costante degli utenti internet non sembrano lasciare molti spazi di manovra. Lo stesso Yahoo.com di recente ha annunciato che non avrebbe sostenuto “ad libitum” tutti i gruppi basati su tematiche erotiche. Una presa di posizione che ha scatenato la rivolta dei gestori e degli utenti di quelle mailing list e gruppi online.


Che il web gratis sia in via di restringimento è sotto gli occhi di tutti. Basta vedere il caso celebre di X-drive, il servizio che offre hard disk virtuali per l’archiviazione dei propri file e che oggi è solo a pagamento. Sorte ancora peggiore quella toccata ad idrive.com, sistemone analogo che ha dovuto addirittura scegliere di chiudere perché il modello del servizio in cambio di pubblicità non gli ha consentito di sopravvivere neppure in un’altra forma.

Sulla stessa strada si è mosso di recente The Counter , uno dei più celebri sistemi che offrono statistiche online gratuite ai siti che lo utilizzano. Il “contatore” sarà ora disponibile con una serie di servizi in più solo per chi sottoscriverà la “Premium Edition” (1,95 dollari al mese). La versione gratuita, spogliata di ogni orpello, continua ad essere utilizzabile, anche se non è chiaro quanto durerà.

Caso celebre è quello di Salon, una delle più interessanti ezine, tra quelle che hanno “fatto” l’informazione in rete, che da mesi le sta provando tutte per sopravvivere, inventandosi persino un “Premium Service” a pagamento che consta anche di materiale erotico. Perché l’unico business che online non ha mai dato segni di flessione, come ha spiegato di recente sui giornali nazionali l’imprenditrice del porno Jessica Rizzo, è proprio quello legato all’erotismo più spinto.

Ma che dire di Variety, rivista tra le più celebri tra quelle dedicate ad Hollywood che da qualche tempo ha deciso di fornire solo a pagamento i propri contenuti online?

Fece rumore qualche tempo fa anche la scelta di eBay, il portalone delle aste online, di chiedere una commissione agli utenti che vendevano oggetti ed altro attraverso i propri servizi online. Una scelta poi esportata anche in Italia tramite iBazar, controllata da eBay, e che ha segnato il futuro delle aste in rete, settore in cui eBay è da sempre indiscusso leader.

Si tratta solo di segnali o il cosiddetto “web gratuito” è veramente arrivato alla canna del gas? E quale qualità potranno offrire i servizi che rimarranno gratuiti online? Saranno servizi indipendenti o nuove forme di pubblicità, più invasive e meno trasparenti? Sono tutte domande che in questi mesi “rimbalzano” negli interventi pubblici degli esperti del settore. Che ne pensano gli utenti?

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Pubblicato il 25 giu 2001
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