SIAE non sarà più la sola?

SIAE non sarà più la sola?

Il governo ha approvato un ordine del giorno con cui si impegna a prendere in considerazione la proposta di ripensare la SIAE. E magari di creare un mercato della raccolta e della gestione dei diritti
Il governo ha approvato un ordine del giorno con cui si impegna a prendere in considerazione la proposta di ripensare la SIAE. E magari di creare un mercato della raccolta e della gestione dei diritti

Garantire la concorrenza tra le società di raccolta dei diritti d’autore, migliorare l’efficienza e la trasparenza della gestione dei compensi: il Senato ha approvato un ordine del giorno che impegna il governo a reinventare il ruolo e i meccanismi della SIAE. E ad affiancarle delle strutture che possano offrire le stesse prestazioni ai titolari dei diritti.

La SIAE opera in regime di monopolio , detiene l’esclusiva della raccolta e della gestione dei compensi destinati agli autori: a stabilirlo è la legge 633 del 1941, a ribadirlo è la legge 2 del gennaio 2008. Ma non tutti ritengono che l’attuale modello di gestione rappresenti la situazione ottimale per ricompensare autori e industria, per stimolare il mercato della creatività.

Secondo il senatore Alberto Filippi (Lega Nord Padania), promotore dell’Ordine del Giorno, il bilancio 2007 della SIAE “si aggira intorno ai 630 milioni di euro”: se c’è trasparenza riguardo al bilancio, Filippi rivendica altrettanta chiarezza rispetto alla ripartizione dei proventi generati dall’attività di tutela del diritto d’autore e dei diritti connessi. “I criteri di ripartizione dei proventi spettanti ai titolari dei diritti d’autore sono annualmente predeterminati dalla Commissione per la musica interna alla SIAE”, spiega Filippi, ma “nel tempo, sono stati sollevati diversi dubbi circa la ripartizione di questi proventi, che avviene in maniera proporzionale al numero di vendite delle opere degli iscritti, cioè secondo una percentuale calcolata sul loro fatturato e non su una valutazione reale dell’utilizzo delle opere al di là della vendita nei negozi”. A testimoniarlo ci sono le denunce degli artisti, che sovente rinunciano alla tutela dei propri diritti poiché si scontrano con una macchina burocratica animata da dinamiche insondabili .

Il senatore cita le discoteche: “La SIAE incassa il 5 per cento sui biglietti venduti oltre ad una quota forfetaria sulle consumazioni, che presumibilmente i gestori rincarano sul costo al pubblico di biglietti e consumazioni”. Le discoteche, argomenta Filippi, movimentano turisti, sono indiscutibilmente un elemento di valorizzazione del territorio: “L’eliminazione di questa tassa aggiuntiva che gli esercenti si trovano a pagare potrebbe comportare la diminuzione del costo del prodotto finale agli utenti o nuovi investimenti da parte degli esercenti per rendere più competitiva e più attraente la loro attività, con i relativi benefici per tutto il settore”. Ma in ballo non ci sono solo le strutture ricettive: Filippi sottolinea il fatto che il 50 per cento del denaro raccolto dalla SIAE venga distribuito non sulla base dei brani effettivamente suonati nella data discoteca, ma proporzionalmente a rilevamenti a campione sui brani più eseguiti nelle discoteche . “L’autore di un brano molto suonato in discoteca – chiarisce ai colleghi il senatore – se non inserito nel campione di autori selezionato dalla SIAE, non rientra nella ripartizione dei proventi derivanti dal diritto d’autore”.

Ma le falle dell’attuale sistema coinvolgono anche la raccolta dei compensi nel quadro dei concerti: il borderò resta un nodo insoluto a parere del senatore della Lega Nord. Non è evidentemente sufficiente la pubblicazione da parte della SIAE dell’ archivio delle opere tutelate che dovrebbe fugare ogni dubbio nella compilazione della lista dei brani suonati: “la lista dei brani – chiosa Filippi – viene compilata a mano, e solitamente alla fine dei concerti a tarda notte, ed è sufficiente un errore di distrazione per invalidare tutta la lista, con la conseguenza di raccogliere i soldi, dovuti agli autori dei brani suonati, in un fondo cassa della SIAE che viene poi ripartito fra i soci”.

Ma ci sono problemi anche per i gestori di locali pubblici e per gli organizzatori di manifestazioni di beneficenza, ci sono problemi per gli autori stessi : “La tutela del diritto d’autore – denuncia il senatore – non deve minacciare la libertà d’espressione di gruppi musicali o teatrali e la libertà di fruizione di tutti quei contenuti che rappresentano il patrimonio culturale della società contemporanea”.

È inoltre il capillare sistema di controlli a non funzionare con la dovuta razionalità: “Il costo degli accertatori esterni della SIAE, pari ad 1,7 milioni di euro, è cresciuto del 18,5 per cento rispetto al 2006, in relazione all’intensificazione dell’attività ispettiva”. Le cifre snocciolate dal senatore sono appaiate alle “diverse lamentele per i metodi poco professionali utilizzati dagli ispettori della SIAE durante i controlli nei locali pubblici”. “Sembrerebbe più appropriato – suggerisce Filippi – che funzioni ispettive e di accertamento e riscossione di imposte, contributi e diritti, fossero affidate ad ufficiali pubblici, posti in capo alla Guardia di Finanza o all’Agenzia delle entrate, per i loro ruoli istituzionali di polizia economica finanziaria e di ente preposto alla gestione, all’accertamento e alla riscossione dei tributi, anche prevedendo che al passaggio di funzioni si accompagni il relativo passaggio della percentuale economica trattenuta attualmente dalla SIAE per l’espletamento di questo ruolo”.

Analizzate le falle del sistema nazionale, Filippi volge lo sguardo all’estero : “La SIAE appare imporre tariffe sensibilmente più elevate rispetto a quelle praticate dalle altre società di autori degli altri stati membri della Unione Europea per l’utilizzo delle opere musicali tutelate dal diritto d’autore”. Il senatore configura la possibilità che sussista un abuso di posizione dominante e sottolinea che “a fronte di queste tariffe maggiorate applicate dall’ente italiano, non appare corrispondere una migliore qualità del servizio rispetto al resto dell’Europa”. Coloro che non si sentissero soddisfatti della gestione dei loro diritti e dei loro compensi operata dalla SIAE guardano con fiducia a quanto si muove in Europa: da anni le autorità europee spingono per l’ abbattimento delle frontiere che impediscono agli autori di cercare la tutela di collecting society che operano in stati membri diversi dal proprio, e se le sanzioni minacciate non si sono materializzate, l’Europa ha promesso di impegnarsi per garantire nuove regole che facilitino l’avvento di un regime di effettiva concorrenza.

In attesa che si configuri una diversa situazione sul piano europeo, Filippi segnala “l’esigenza di trovare una soluzione volta a razionalizzare l’intero sistema, diminuendo i costi per gli esercenti al fine di rendere più competitive le loro imprese ed apportando un beneficio alla cittadinanza in termini di qualità e trasparenza del servizio”, di semplificare gli obblighi che pendono sul capo degli attori che a vario titolo partecipano al mercato delle opere dell’ingegno. Per questo motivo, “al fine di garantire un mercato concorrenziale ed una pluralità di operatori in direzione di una maggiore efficienza nella gestione dei diritti d’autore e una ripartizione dei proventi fra gli aventi diritto ispirata a principi di trasparenza ed equità”, l’OdG chiede al governo di “intervenire con appositi strumenti normativi per favorire l’ampliamento del mercato delle società di gestione collettiva dei diritti d’autore e per modificare l’assetto della SIAE”. Si tratta di una richiesta che la Lega aveva espresso già nel 2005. Una richiesta manifestata in più occasioni dalla stessa industria della musica . Il governo ha promesso di mettersi al lavoro “nel breve periodo”.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
17 dic 2008
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