YouTube, licenza di rimuovere?

YouTube, licenza di rimuovere?

Un manipolo di etichette indipendenti contro YouTube: la piattaforma vorrebbe dettare legge sui contratti di licenza, proponendo remunerazioni irrisorie. In caso di disaccordo, ci sarebbe la rimozione dal Tubo
Un manipolo di etichette indipendenti contro YouTube: la piattaforma vorrebbe dettare legge sui contratti di licenza, proponendo remunerazioni irrisorie. In caso di disaccordo, ci sarebbe la rimozione dal Tubo

Prendere o lasciare: YouTube avrebbe messo i discografici indipendenti di fronte a una scelta dolorosa, costretti a decidere se accettare le condizioni delle licenze imposte da YouTube o rinunciare alla presenza sul Tubo, anche in vista del nuovo chiacchierato servizio di streaming a pagamento a cui la piattaforma starebbe lavorando da tempo.

Le negoziazioni fra YouTube e le etichette non sono state finora agevoli: il mercato appare ancora magmatico e YouTube, forte della sua crescente importanza per le platee di appassionati di musica e per l’industria discografica, tenta di imporre agli attori del mercato musicale delle condizioni di licenza sconosciute all’industria della musica tradizionale. Il braccio di ferro tra chi produce musica e chi la ospita online è da sempre tesissimo: dalle battaglie portate avanti rappresentanti dell’industria musicale degli States e del Regno Unito , ai conflitti di lunga data con gli autori tedeschi, le recenti cronache dimostrano come YouTube non abbia intenzione di scendere a patti senza combattere.

Ora è il turno di Worldwide Independent Network (WIN), che conta fra le sue fila numerosissimi rappresentanti della scena musicale indipendente: il contesto in cui si stanno svolgendo le trattative per i contratti di licenza sarebbe influenzato dai prossimi progetti di YouTube, fra cui figura, secondo le indiscrezioni che si rincorrono da mesi, un servizio di streaming esplicitamente dedicato alla musica, sulla scia di casi di successo come Spotify, Deezer, Rdio e miriadi di promettenti new entry . YouTube, attraverso i propri rappresentanti e non attraverso quelli di Google Music, avrebbe proposto alle etichette indie un aut aut : o consentire che sia YouTube a fissare i prezzi delle licenze o vedersi rimuovere i contenuti dalla piattaforma.

Secondo i membri di WIN, che in una nota esprimono il proprio dissenso senza mezzi termini, le pratiche messe in atto da YouTube sarebbero “inutili e indifendibili”. I contenuti messi a disposizione dagli artisti e dalle etichette indipendenti, secondo WIN, sarebbero estremamente sottovalutati da YouTube, che con le major del disco starebbe invece conducendo trattative degne di tale nome: la scena indipendente, invece, si è vista proporre dei contratti precompilati, da accettare incondizionatamente o da rifiutare , con le conseguenze e le rimozioni che ciò comporta. Ma se la scena indipendente si nutre delle visibilità di YouTube, la stessa YouTube si nutrirebbe dei contenuti della scena indipendente : secondo i membri di WIN, YouTube avrebbe sottovalutato anche le implicazioni della propria strategia, che finirebbe per colpire e scontentare le nutrite platee connesse dei consumatori di quella musica indipendente che rappresenterebbe l’80 per cento delle nuove uscite sul mercato. “Si pensi ad un mondo YouTube senza più i video del mondo indipendente – prospetta Giordano Sangiorgi dell’italiana AudioCoop – YouTube sarebbe la prima ad averne gravi danni”.

WIN invoca dunque un contratto equo e rispettoso per le parti coinvolte, YouTube spiega di “aver stipulato accordi di successo con centinaia di etichette indipendenti e di major in tutto il mondo”, senza però entrare nel merito delle trattative con WIN. Il riferimento dell’associazione delle etichette indie corre a servizi come Spotify, che sarebbero in grado di offrire agli artisti una remunerazione più adeguata : non è dato sapere alcunché riguardo alle cifre proposte da YouTube, ma è lecito immaginare non siano particolarmente allettanti, viste le critiche che periodicamente si abbattono sui servizi affermati di streaming e citati da WIN come modello di virtù.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
26 mag 2014
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