Sony Pictures, gli screener online e la pista nordcoreana

Sony Pictures, gli screener online e la pista nordcoreana

La breccia nei sistemi interni dello studio va di male in peggio con la distribuzione, tramite P2P, di film ancora inediti nelle sale. Partono le indagini e al momento i principali accusati si trovano in Corea del Nord
La breccia nei sistemi interni dello studio va di male in peggio con la distribuzione, tramite P2P, di film ancora inediti nelle sale. Partono le indagini e al momento i principali accusati si trovano in Corea del Nord

A una settimana dalla compromissione del network interno di Sony Pictures , le conseguenze dell’attacco si abbattono come un macigno sull’attività dello studio cinematografico per il prossimo futuro: versioni di qualità DVD di alcuni screener inediti hanno fatto la loro comparsa online, mentre l’azienda assolda una società specializzata nel tentativo di rimettere ordine nel caos dei server.

Gli screener, originariamente destinati a concorsi e ad altri fini promozionali, sono stati distribuiti sulle reti di file sharing con tanto di watermark sul video: i film coinvolti sono Fury, Annie, Mr. Turner e Still Alice, tutti inediti tranne il primo – che comunque risulta il più popolare nei download , vista anche la presenza di star del calibro di Brad Pitt, Shia LaBeouf e altri nomi noti dello showbiz .

I cracker di #GOP (“Guardians of Peace”), autori della breccia nella rete di Sony Pictures, hanno quindi dato seguito alla minaccia fatta pervenire alla corporation a mezzo dei loro account Twitter – anch’essi compromessi assieme a tutto il resto.

I server di Sony sarebbero malmessi, al punto che l’azienda si è rivolta Mandiant , società specializzata nel trattare questo genere di incidenti, per ripristinare i servizi di posta elettronica interni e dare la caccia ai fantasmi senza nome che al momento si nascondono dietro la sigla #GOP. Indaga in tal senso anche l’FBI.

Non che manchino i sospetti su chi abbia potuto avere interesse a gettare le attività di Sony Pictures nel caos, beninteso: una delle ipotesi che circola al momento identifica nell’esercito di hacker nordcoreano, 3.000 “cyber-soldati” al servizio dei capricci del dittatore Kim Jong-un, gli autori dell’attacco. Secondo questa pista l’aggressione si configurerebbe come una rappresaglia per l’uscita di The Interview, una commedia con protagonisti due giornalisti americani assoldati dalla CIA proprio per uccidere (ma solo sullo schermo) il dittatore di cui sopra.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
1 dic 2014
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