Google e il paywall italiano

Google e il paywall italiano

Anche BigG collabora con gli editori per rendere le notizie a pagamento. E potrebbe iniziare proprio dall'Italia. Annuncio che per il momento non trova conferma in California
Anche BigG collabora con gli editori per rendere le notizie a pagamento. E potrebbe iniziare proprio dall'Italia. Annuncio che per il momento non trova conferma in California

Entro la fine dell’anno Google lancerà Newspass, piattaforma integrata alla ricerca che mira a distribuire le notizie a pagamento . E, dal momento che l’unica fonte, La Repubblica , è italiana, si potrebbe pensare che l’esperimento possa iniziare proprio nel Belpaese.

In Italia, d’altronde, Google ha alcune delle sue relazioni più tese: la Fieg, l’organismo che riunisce gli editori di giornali, ha già fatto
ricorso all’autorità Antitrust accusando Google per abuso di posizione dominante, e Mountain View sta tentando di raggiungere un accordo per evitare sanzioni. E uno studio avrebbe già evidenziato che gli italiani (o almeno il 20 per cento dei netizen) sarebbero pronti a pagare per avere notizie di qualità. Anche se gli esperimenti portati finora avanti nel Regno Unito e negli Stati Uniti sembrano dare torto al modello a pagamento.

Tuttavia con tutti i propri prodotti Google ha da sempre effettuato un lancio subito a livello globale. E già Erich Schmidt nei mesi scorsi aveva dichiarato l’intenzione di “lavorare in collaborazione con gli editori, per aiutarli ad allargare il loro pubblico”.

Secondo la fonte, in ogni caso, Newspass sarebbe già in fase di test, con Google impegnata a contattare le imprese editoriali per vagliare la loro disponibilità a partecipare: da Mountain View tuttavia è arrivata solo una parziale smentita in cui si precisa che “non abbiamo mai preannunciato i nostri prodotti e non abbiamo al momento niente da annunciare”. Si potrebbe dunque pensare che La Repubblica sia stata contattata proprio in questa fase di sondaggio.

L’obiettivo di Newspass sarebbe comunque quello di costituire un’infrastruttura unica per Web, mobile e tablet per monetizzare i contenuti editoriali , offrendo un meccanismo di singolo click per l’acquisto. Tecnicamente dovrebbe essere integrata direttamente della ricerca di Google (più probabilmente in Google News). Google, d’altronde, ha già iniziato a indicizzare anche i contenuti protetti da Paywall , e questa dovrebbe essere la chiave di volta a cui si aggiunge un sistema di micropagamenti già collaudato: per rendere più immediate le transazioni l’idea di Mountain View è quella di utilizzare Checkout, il sistema di fatturazione che già utilizza per altri suoi servizi . L’idea è quella di permettere all’utente di autenticarsi (una sola volta) su Google con le proprie credenziali, comprese quelle relative all’addebito: quando si effettuerà la ricerca e si incapperà nelle pagine protette da muro digitale (e che saranno nella query identificate con un simbolo ad hoc) basterà un click per decidere di acquistarli.

In attesa che questa nuova piattaforma venga effettivamente implementata, ilSole24 ha attivato il primo tentativo di impostare un Paywall in Italia: ha infatti attivato un limite di 20 articoli visualizzati al mese per ogni utente , superato il quale compare un messaggio che chiede di sottoscrive un abbonamento, senza un tetto mensile al costo di 9 euro al mese e con strumenti finanziari aggiuntivi inclusi a 16,90 euro. Sembra più che altro un tentativo di razionalizzare e calcolare una base utenti su cui poi impostare un cambiamento successivo, anche perché per il momento il muro è facilmente superabile cancellando i cookie di navigazione .

Il ruolo dei contenuti in Rete sembra raggiungere un nuovo valore: la campagna di lancio di iPad, d’altronde, ha visto Steve Jobs fare proprio il giro delle principali redazioni statunitensi. I contenuti e la loro gestione, sembra ora, rischiano di diventare un nuovo campo di battaglia per i due protagonisti dell’ICT. Insomma, Google-Newspass contro Apple-App Store. Acquisto del singolo pezzo (come proposto da Google) contro abbonamento a singole testate (il modello attualmente adottato con le app di iPad).

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
18 giu 2010
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