13enne canta l'amore per i messaggini

13enne canta l'amore per i messaggini

Una ragazza debutta come cantante, negli Stati Uniti. I suoi testi non parlano di giovani amori, ma di messaggi su internet, di instant messaging
Una ragazza debutta come cantante, negli Stati Uniti. I suoi testi non parlano di giovani amori, ma di messaggi su internet, di instant messaging


Roma – La canzone si chiama “I.M. Me”, per il debutto della tredicenne americana Brittney Cleary. La ragazza, che vive nel Tennessee, ha deciso di dedicare la sua prima canzone all’instant messaging. La scelta ha sconcertato molti genitori, abituati a credere i giovani ancora persi dietro bigliettini d’amore mandati, furtivi, al compagno di banco; la dedizione per l’instant messaging su internet ha sconvolto gli obsoleti schemi mentali della vecchia generazione.

Chi non si stupisce sono invece gli esperti, come David Silver, direttore del centro studi di Cybercultura all’università di Washington il quale ha dichiarato che non c’è nulla di cui sorprendersi: la gioventù americana è sempre più tecnologizzata e lo slang dei messaggi permette loro di vivere e parlare in un microcosmo protetto, dove i genitori non possono accedere. E internet, infatti, anche nella evoluta America, segna spesso una linea di confine tra genitori e figli, tra due universi non sempre in comunicazione tra loro.

Il caso della tredicenne Cleary ha solo riacceso vecchie polemiche: padri e madri dichiarano che continuano a non capire l’amore dei loro figli per internet e li obbligano a ridurre i tempi di connessione. Tutto inutile: il 73% dei teenager americani passa gran parte del tempo libero sulla Rete, dedicandosi alla chat e all’instant messaging, contro il 44% degli adulti (che sempre più spesso trovano la via del modem…).

I testi di “I.M. Me” sono disponibili su questo sito . Provi a leggerli uno smaliziato navigatore, magari meno giovane dell’autrice: anche lui tratterrà a stento un brivido d’inquietudine. Di fronte a tali “rivoluzionari” prodotti dell’ingegno umano e infantile, si è sempre tentati di essere benpensanti, rigettare tutto il nuovo in tronco, dismettere la maschera da progressisti. Ma, ci viene detto ora, “bisogna resistere”. “Perché i testi di Cleary non sono demenziali come appaiono”: sono un prezioso esempio di Cybercultura infantile, post traumatica, forse, ma di svettante originalità.

Ecco il ritornello: “Hey LOL, G2G/ I gotta go, but baby/ Watch for me ‘cause/ I’ll be right back, BRB/ So sign on and I.M. me”. E ‘ pressoché intraducibile, per l’uso di idiomi tipici dell’instant messaging, come LOL (laughing out loud), G2G(got to go), I.M. (instant message, appunto, qui usato come verbo all’imperativo).

Un tempo simili alzate d’ingegno sarebbero state liquidate da una cinica risata paterna e il quaderno con i versi sarebbe stato rinchiuso nel cassetto del passato; i testi sarebbero stati forse riesumati, come avviene per tutte le creazioni dell’infanzia, dall’autrice ormai adulta. Rileggendoli con gli occhi impietosi della maturità, la donna avrebbe forse sorriso per il “giovanile ardore” degli scritti, di un tempo ormai andato, incerta tra la nostalgia della gioventù e un briciolo di vergogna.

Ma oggi è diverso: anche i versi improvvisati di una ragazzina, qualora riguardino internet, possono generare profitto. Cleary ha avuto successo e forse poteva capitare solo in America: AOL, leader dell’instant messaging, ha deciso di produrre la canzone.

Ecco come la tredicenne ha accolto questa notizia, tra lo sgomento del padre: “Ok, papà, è buono. Ora posso tornare online?”.

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Pubblicato il 15 giu 2001
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