ACLU con Microsoft contro i segreti degli USA

ACLU con Microsoft contro i segreti degli USA

L'organizzazione che si batte per i diritti digitali si unisce al procedimento giudiziario sostenendo l'azienda di Redmond. Gli utenti devono sapere quando i federali ficcano il naso nei loro dati, dicono in coro
L'organizzazione che si batte per i diritti digitali si unisce al procedimento giudiziario sostenendo l'azienda di Redmond. Gli utenti devono sapere quando i federali ficcano il naso nei loro dati, dicono in coro

Microsoft ha trovato un alleato nella sua denuncia – nei tribunali e presso il pubblico – del comportamento del governo statunitense, che piega le leggi federali per impedire che gli utenti vengano a conoscenza delle intromissioni di Washington nei loro dati conservati sui server remoti del cloud. E non si tratta di un’altra azienda del ramo, bensì di un’associazione che cura gli interessi dei cittadini: ACLU.

Redmond ha già provveduto a denunciare il Dipartimento di Giustizia (DoJ) americano per i suoi “gag order”, ordini di segretezza sulle indagini riguardanti migliaia di utenti che sulla base del Electronic Communications Privacy Act (ECPA) non devono sapere che i federali statunitensi hanno rimestato nei loro dati per un motivo o per un altro.

All’azione di Microsoft si associa ora la American Civil Liberties Union (ACLU), organizzazione non-profit che si sente chiamata direttamente in causa visto che fa uso dei servizi telematici di Microsoft: la notifica di perquisizioni e accesso ai dati in caso di indagini è un diritto di base difeso dalla costituzione americana, dice ACLU , utile tra l’altro a tenere sotto controllo il comportamento degli organi esecutivi nel pieno rispetto degli equilibri dei poteri.

E invece il governo di Washington ha fin qui abusato della transizione al “mondo digitale” per bypassare queste difese costituzionali essenziali, ha spiegato ancora l’associazione, una stortura contraria alla democrazia che ora le corti hanno la possibilità di correggere grazie all’azione congiunta di ACLU e Microsoft.

Dal canto suo Redmond dice di apprezzare l’apporto di ACLU e di tutti quelli che, nel business telematico, hanno deciso di supportare la causa contro il DoJ, rimarcando come tutti siano un po’ preoccupati in merito al principio di segretezza che si è trasformato nella norma piuttosto che nell’eccezione.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
27 mag 2016
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