ADSL flat, Wind inciampa sul boom

ADSL flat, Wind inciampa sul boom

Gli utenti Libero chiedono in massa il passaggio da free a flat, che anche per Telecom è il futuro dell'ADSL italiana. Ma è una migrazione sofferta
Gli utenti Libero chiedono in massa il passaggio da free a flat, che anche per Telecom è il futuro dell'ADSL italiana. Ma è una migrazione sofferta


Roma – Decine di migliaia di utenti l’hanno chiesta e sono rimasti in panne per mesi: l’ADSL flat rate di Wind gioca a fare la ritrosa, si promette ma poi si nega. È la storia raccontata in decine di e-mail arrivate a Punto Informatico in questi giorni. Sono utenti che avevano sottoscritto un’Adsl senza canone di Wind e poi, scaduta la promozione a dicembre, avevano richiesto di passare alla tariffa flat.

Tempo necessario per il passaggio: tre, quattro giorni, si legge nelle condizioni contrattuali di Wind. “Invece io aspetto dal 29 ottobre. Come me tanti altri: sui newsgroup c’è un putiferio di proteste”, scrive Emanuele T. Infatti. Wind conferma, con una disponibilità e una trasparenza non comuni, date le circostanze: “50 mila utenti hanno aderito alla promozione e metà di loro poi ha chiesto di passare a flat. Abbiamo avuto problemi, i nostri sistemi informatici non sono riusciti a tenere il ritmo, così abbiamo accumulato ritardo. Per il disservizio, abbiamo regalato un mese di canone”, dice Antonio Converti , direttore marketing di Libero. “A fine gennaio è stato passato il grosso delle richieste. Ne restano un migliaio, che contiamo di sistemare nelle prossime settimane”.

Sono numeri notevoli, considerato che gli utenti Adsl di Wind, in tutto, sono 400 mila. Di questi, il 30 per cento ha un’ADSL flat; gli altri hanno una senza canone. “Ma le proporzioni tendono a cambiare: da gennaio stiamo attivando più ADSL flat che a consumo, con un rapporto di 52 a 48 per cento”.

È un segnale: gli utenti italiani hanno capito, stanno maturando; la massa si sta spostando verso l’ADSL per eccellenza, quella flat rate . Due sono le cause: l’evoluzione fisiologica del target (che sta imparando ad apprezzare l’ADSL) e “il calo dei canoni flat rate, ora sotto quota 30 euro”, dice Converti.

È una buona notizia per il settore, perché è con le flat che si creano le fondamenta della banda larga italiana; gli utenti mordi e fuggi, le connessioni a singhiozzo (a 2 euro all’ora) non possono foraggiare i servizi e i contenuti dell’Internet matura, che ha bisogno di velocità ma anche di calma e di tempi lunghi di navigazione: per l’e-commerce, per l’industria dei contenuti Web. Ed è una buona notizia soprattutto per gli operatori che credono nella Tv e nel cinema via ADSL, servizi sui quali Telecom Italia punterà molto nei prossimi mesi, come annunciato.

Così, il raddoppio di banda avuto in questi giorni, per volere di Telecom riguarda solo le ADSL flat e non quelle a consumo; il piano si chiarisce attraverso le parole di Riccardo Ruggiero , amministratore delegato di Telecom Italia: in una recente intervista ha detto che vorrebbe convincere i propri utenti a consumo (l’80 per cento del totale) a passare alla tariffa flat. “Sono gli utenti più fedeli, i più forti consumatori, quindi si comincia da lì”.

Ripartiamo dalla flat, è insomma il messaggio di queste settimane: è qui il futuro dell’ADSL italiana, anche se adesso 3 dei 4 milioni di utenti ADSL hanno una formula a consumo . Ma è servita soprattutto per una fase di passaggio, come trampolino di lancio: per fare assaggiare il servizio ai timidi e fare venire loro fame di banda larga. Sono molti, in Italia, i tecnofobi che hanno bisogno di questi incentivi, a quanto pare. Non se n’è sentita la necessità, invece, nell’Europa del Nord e negli USA.

A restare con l’ADSL senza canone, nel lungo periodo, saranno forse solo coloro che non l’hanno disdetta ma che non la usano più: navigando poco, c’è chi dice che torneranno al dial-up (più economico). L’ombra della formula senza canone si farà sentire però a lungo sul mercato italiano. E non solo perché l’ha incentivato. Lascerà anche un’altra eredità, poiché è riuscita a incidere sui rapporti di forza tra operatori . Gli utenti, passando da free a flat, sono portati infatti a restare con lo stesso operatore, poiché devono rispettarne il contratto annuale, sottoscritto con l’attivazione dell’ADSL a consumo. Ed è noto che sono i grandi operatori, soprattutto Telecom Italia, con la forza delle campagne pubblicitarie e di telemarketing, a dominare il mercato dell’ADSL senza canone; supremazia che ora si sposterà, quasi in automatico, nell’ADSL che conta davvero, quella flat..

Se i processi fossero più agili, se fosse possibile passare con facilità da un operatore all’altro, la concorrenza sarebbe più equilibrata . I provider non grandi avrebbero una possibilità in più di conquistare, con le proprie offerte flat (nelle quali sono specialisti, più di Telecom), gli utenti Alice a consumo. L’ideale sarebbero contratti che durano meno di un anno ; ma al momento non è possibile, in Italia, per via degli alti costi, all’ingrosso, dovuti per attivare una linea. Sarebbe già un passo avanti se fosse possibile cambiare operatore al volo, alla scadenza del contratto, senza subire blackout di connessione per settimane o mesi: ma a riguardo, come conferma Paolo Nuti , presidente di Aiip , gli operatori non riescono ancora a trovare un accordo tra di loro e con Telecom Italia. E intanto, in una gabbia burocratica che appare sempre più stretta, il mercato inesorabile evolve; cambia per non cambiare: i vecchi rapporti di forza sono congelati, trasportati di peso in nuovi scenari. Quasi un fotomontaggio.

Alessandro Longo

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Pubblicato il
17 feb 2005
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