DigitalEurope aveva già criticato il Cyber Resilience Act. Ora è il turno dell’AI Act, attualmente in discussione tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo. L’associazione che rappresenta oltre 45.000 aziende europee attive nella trasformazione digitale ha evidenziato le conseguenze negative dell’eccessiva regolamentazione dell’intelligenza artificiale, principalmente per le PMI e le startup.
Regole solo per usi ad alto rischio
L’associazione sottolinea che solo l’8% delle aziende europee usa l’IA, quindi una percentuale ancora molto lontana dall’obiettivo (75%) previsto dalla Commissione entro il 2030. La competitività e stabilità finanziaria dell’Europa dipende fortemente dalla possibilità di utilizzare l’IA in settori importanti, come sanità, energia, produzione e tecnologie green.
DigitalEurope evidenzia quindi la necessità di avere aziende che introducono innovazioni basate sui modelli IA general purpose e generativi. Un eccesso di regolamentazione dell’IA potrebbe bloccare sul nascere le PMI o costringerle ad andare via dall’Europa. Gli stessi dati della Commissione dimostrano che un’azienda di 50 dipendenti dovrebbe spendere oltre 300.000 euro per rispettare l’AI Act, se porta sul mercato un singolo prodotto.
L’associazione suggerisce ai legislatori europei di non regolamentare la tecnologia, ma solo l’eventuale uso ad alto rischio. Si dovrebbe inoltre considerare la legislazione esistente sulla sicurezza dei prodotti per evitare requisiti contrastanti e sovrapposizioni.
Secondo DigitalEurope si dovrebbe regolamentare la condivisione delle informazioni, la cooperazione e la conformità lungo tutta la catena del valore. L’associazione sottolinea infine che le attuali norme sul diritto d’autore possono essere utilizzate per risolvere questioni di copyright legate all’intelligenza artificiale, come l’esenzione per il “text and data mining”.