La scena è familiare: si scorre TikTok e ci si imbatte in uno spot Vodafone. Una donna elegante parla con tono sicuro, ma qualcosa non torna. I suoi capelli si muovono in modo innaturale, i nei sul viso appaiono e scompaiono, e le espressioni sembrano a tratti inquietanti. È in quel momento che ci si rende conto che quell’influencer non è reale.
Lo spot Vodafone con l’influencer che non esiste
Lo spot è stato pubblicato in Germania e ha subito attirato l’attenzione degli utenti. Nei commenti, Vodafone ha confermato: Stiamo testando diversi stili di pubblicità, questa volta con l’AI
. In un altro messaggio, l’azienda ha aggiunto che l’intelligenza artificiale è ormai parte integrante della vita quotidiana, quindi la proviamo anche nella pubblicità
.
Tradotto: sì, quella donna è artificiale. E no, non è nemmeno la prima volta. Vodafone ha già utilizzato l’intelligenza artificiale generativa nelle sue pubblicità. L’anno scorso, infatti, ha lanciato uno spot in cui ogni scena era stata generata dall’AI.
Lo spot ha funzionato, ma non nel modo tradizionale. Non ha colpito per il messaggio, ma per il senso di disagio. Il cervello umano è straordinario nel riconoscere ciò che è “quasi” reale. E quando qualcosa non torna, scatta l’allarme. È il cosiddetto effetto “uncanny valley”, quel punto in cui un volto creato con l’AI è troppo simile a uno vero, ma non abbastanza da convincere fino in fondo.
Gli influencer AI che non esistono (ma vendono)
Vodafone non è la sola. E nel mondo della moda e della pubblicità, gli influencer virtuali stanno diventando sempre più popolari. Lil’ Miquela, creata da Dapper Labs, ha già posato per Calvin Klein, Prada e BMW. Non ha un corpo, non ha una voce vera, ma ha milioni di follower e contratti da capogiro.