Airbnb, una soluzione per ospitare i rifugiati

Airbnb, una soluzione per ospitare i rifugiati

Il noto servizio di offerte di alloggi privati lancia un progetto sociale che mira ad ospitare gratuitamente 100mila rifugiati nei prossimi 5 anni. Ce la farà?
Il noto servizio di offerte di alloggi privati lancia un progetto sociale che mira ad ospitare gratuitamente 100mila rifugiati nei prossimi 5 anni. Ce la farà?

La sharing economy si tinge di sociale. Il tanto amato (e contestato dal fisco) servizio di condivisione di spazi abitativi Airbnb , dopo aver inaugurato lo strumento che permette di offrire alloggio gratuito in caso di calamità naturali apre le porte anche alla solidarietà per i rifugiati . Ad annunciare la nuova opportunità è Joe Gebbia, fondatore di Airbnb attraverso le pagine del blog ufficiale.

airbnb

L’idea di lavorare a questo progetto è venuta nel 2012, quando in meno di 24 ore dai disastri dell’urgano Sandy, un vivace team di programmatori ha saputo adeguare Airbnb affinché potesse accettare per l’occasione anche offerte di alloggio gratuito . Le oltre mille persone che hanno aderito all’appello sono state la dimostrazione della forte solidarietà della comunità digitale. Da allora il Programma di risposta alle catastrofi è stato utilizzato in altri 65 casi di emergenza in giro per il mondo (Florida, North Carolina e Haiti in occasione dell’uragano Matthew, Louisiana dopo le devastanti alluvioni e negli incendi boschivi del Canada, tanto per citare alcuni esempi).

La crisi umanitaria a cui stiamo assistendo merita azioni concrete. È per questo che Airbnb ha deciso di cambiare approccio, passando da farraginosi accordi con le ONG o altri intermediari, alla possibilità di attività di agevolare azioni volontarie dei membri della comunità in maniera diretta. Il progetto in questo caso mira ad offrire alloggi temporanei gratuiti per 100mila rifugiati nei prossimi 5 anni , un obiettivo ambizioso ma raggiungibile grazie a una comunità che già in passato ha saputo dimostrare grande spirito di solidarietà. Al momento vi sarebbero 6mila offerte già registrate.

L’invito alla partecipazione arriva direttamente dalla voce di Gebbia: “Mi piacerebbe invitare chiunque abbia un letto libero in fondo alla sala e che ha il desiderio di fare qualcosa in questo momento della storia, di considerare la condivisione con coloro che sono stati costretti a lasciare le loro case”.

Partecipare è semplice, è sufficiente registrarsi alla sezione specifica di Airbnb e rispondere ad alcune domande relative alla casa, al tipo di alloggio che si può offrire e quando e per quanto tempo. La procedura dura circa un quarto d’ora ed è utile affinché Airbnb riesca ad effettuare un match corretto tra “domanda e offerta” in collaborazione con alcune agenzie fidate come la International Rescue Committee-IRC (a cui tra l’altro Airbnb ha deciso di donare 4 milioni di dollari nel corso dei prossimi 4 anni).

Un atto di bontà che dimostra che ad inutili provocazioni è meglio preferire i fatti concreti e che potrebbe persino distogliere, almeno per un po’, gli occhi di chi vorrebbe a tutti i costi regolamentare gli affitti attraverso la piattaforma.

Mirko Zago

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Pubblicato il
9 giu 2017
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