Giunge a una svolta la vicenda di Owen Thor Walzer, il diciottenne noto anche come AKILL e divenuto famoso per essere stato indicato come la mente dietro una botnet composta da oltre un milione di computer. Arrestato e rilasciato su cauzione , il neozelandese si è ora dichiarato colpevole di sei delle accuse emerse da un’operazione internazionale contro il cyber-crimine .
AKILL ha ammesso di essere penetrato in sistemi informatici senza autorizzazione e con intenti criminosi, di aver danneggiato i suddetti sistemi e aver posseduto software pensato per commettere i crimini indicati.
Assieme a Walzer sono state accusate – o si sono dichiarate colpevoli – altre otto persone responsabili della gestione della botnet spara-spam, e tredici mandati di cattura pendono ancora su altrettanti sconosciuti negli USA e altrove.
La particolarità del caso del neozelandese risiede comunque nelle accuse formalizzate nei suoi confronti – e da lui stesso confermate – che non sembrano prendere in considerazione il fatto che egli era stato indicato come il principale protagonista e artefice del network di PC zombificati individuato. Secondo le stime dell’FBI, i danni provocati dalla “banda” di AKILL ammonterebbero a 20 milioni di dollari e lui, AKILL, rischia un massimo 5 anni di prigione.
Walzer, che attende a casa sua la sentenza prevista per il prossimo 28 maggio, potrebbe però non dover affrontare la galera vera e propria: il giudice Arthur Tompkins ha detto di voler considerare misure alternative di condanna inclusi gli arresti domiciliari o in comunità, lavori socialmente utili e una multa dall’ammontare indefinito. Insomma tutto tranne che lo stare dietro le sbarre, decisione presa molto probabilmente in relazione alla sindrome di Asperger di cui soffre il giovane.
Alfonso Maruccia