Alcei/ A scuola si insegni l'Open Source

Alcei/ A scuola si insegni l'Open Source

La scuola può giocare un ruolo fondamentale per consentire alle nuove generazioni di pensare con la propria testa e riconoscere il software dalla sua utilità
La scuola può giocare un ruolo fondamentale per consentire alle nuove generazioni di pensare con la propria testa e riconoscere il software dalla sua utilità


Roma – “Libertà, trasparenza e compatibilità” non sono solo un problema di software. C’è da considerare, infatti, il ruolo fondamentale nella scuola nel definire una cultura – soprattutto umana – nell’uso dei sistemi di informazione e comunicazione. Questo la sintesi dell’intervento del celebre esperto di tecnologie della comunicazione Giancarlo Livraghi pubblicato dall’associazione per le libertà digitali Alcei e relativo all’Open Source nella scuola.

Livraghi, che era intervenuto ad un convegno AICA a Milano lo scorso 18 aprile, ricorda nel suo commento come la scuola abbia una precisa responsabilità nel formare anche all’approccio al software e alle nuove tecnologie. “Ogni ‘alfabetizzazionè tecnica – spiega Livraghi – è secondaria rispetto alla comprensione culturale dei valori intrinseci offerti dalle risorse di formazione e di comunicazione. Le tecnologie sono e devono essere al servizio delle persone, della cultura e della società – mai viceversa”.

Secondo Livraghi, la questione “open source” o “software libero” riguarda non solo i sistemi operativi o il software ma più estesamente tutti i sistemi di gestione dell’informazione e della comunicazione. Non si tratta, in quest’ottica, solo del codice sorgente ma anche più in generale di trasparenza, compatibilità e libertà dell’informazione, del dialogo, della comunicazione in tutte le sue forme. Da qui l’essenzialità della questione nel mondo scolastico.

Nella scuola secondo Livraghi, quindi, vi deve essere la spinta a far sì che gli studenti comprendano “i valori di funzionalità indipendentemente dalle logiche apparenti (spesso bizzarre) delle specifiche applicazioni – e così sappiano come adattarle alle proprie esigenze e come orientarsi quando avranno il desiderio, o la necessità, di usare soluzioni tecniche diverse”.

Nel suo intervento, Livraghi spiega come sia inevitabile tenere conto del fatto che gli studenti si trovano e si troveranno, nella famiglia, nella vita di relazione e poi nel lavoro, a dover usare e capire le soluzioni software più abitualmente diffuse. Non è praticamente possibile insegnare solo l’uso di risorse che non siano proprietarie o non siano prodotti Microsoft, dominatore del mercato mondiale. “Ma ciò non significa – spiega Livraghi – che non sia opportuno, anzi necessario, dare una formazione aperta che comprenda chiare nozioni sulle esigenze e sul potenziale dei sistemi a di là di specifiche soluzioni tecniche”.

Livraghi continua spiegando come l’open source possa rappresentare una chiave di volta nella didattica, perché le soluzioni aperte sono una piattaforma didattica “per l’insegnamento, la formazione, l’apprendimento e l’approfondimento di qualsiasi materia – che sia arte o letteratura, storia o filosofia, fisica o scienze, diritto o economia”. E conclude: “L’informatica e la telematica non dovrebbero essere concepite come un settore didattico separato, ma come strumenti al servizio di tutte le discipline e di ogni forma di sviluppo cognitivo e culturale”.

Per leggere l’intero intervento di Livraghi pubblicato da Alcei clicca qui .

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Pubblicato il
16 lug 2002
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