Allo spam ci si abitua

Allo spam ci si abitua

Lo afferma una nuova ricerca di Pew: lo spam continua ad aumentare ma preoccupa sempre meno gli utenti, almeno quelli americani. Eppure allontana dall'email
Lo afferma una nuova ricerca di Pew: lo spam continua ad aumentare ma preoccupa sempre meno gli utenti, almeno quelli americani. Eppure allontana dall'email

Washington (USA) – Gli utenti degli Stati Uniti si stanno lentamente abituando alle quotidiane ondate di spam via e-mail. E’ quanto risulta da un’indagine condotta dal Pew Internet and American Life Project , autorevole istituzione dedita allo studio delle abitudini dell’utenza Internet a stelle e strisce.

Nonostante il 28% degli utenti riceva più spam rispetto all’anno scorso, essere bersagliati da messaggi non desiderati non rappresenta un problema importante per il 48% dei cittadini on-line. Il 10% in più rispetto al 2004. Il 22% del campione coinvolto nel sondaggio (condotto telefonicamente su 1421 persone) ha inoltre dichiarato che utilizza di meno i servizi email per colpa dello spam dilagante. Un dato in calo, considerato il 29% del 2004 ed il 25% del 2003.

“Dai dati raccolti emerge che le persone stanno sviluppando una certa tolleranza nei confronti del fenomeno”, afferma Deborah Fallows, autrice della ricerca. Tuttavia, il 67% degli utenti sente che l’onnipresenza dello spam appesantisce l’esperienza online. Una percentuale comunque minore rispetto al 77% registrato nel 2004.

La ricerca del Pew registra una tendenza negativa, invece, dello spam di tipo pornografico , mentre aumenta nettamente il numero di vittime del ” phishing “: il 35% degli intervistati ha dichiarato di aver ricevuto simili messaggi. Solo il 2%, tuttavia, ha confessato di avere abboccato alle truffe.

Anche lo spam entra così tra i mali quotidiani che riserva la vita moderna: gli americani “stanno imparando a conviverci, così come con l’inquinamento ed il traffico”, continua la Fallows. Eppure la legislazione statunitense in materia va in una direzione opposta e anzi considera lo spam un reato di prima grandezza.

Secondo David Snead, avvocato di Washington D.C. specializzato in diritto su Internet, il “CAN-SPAM Act” (che pure punisce lo spam con la detenzione) non è commisurato alla gravità effettiva del reato ed “è la copertura politica per le agenzie di marketing che spediscono messaggi spammatori legalmente”.

Nei giorni scorsi ha sollevato molta attenzione la conferma della condanna a nove anni di reclusione per lo spammer Jeremy Jaynes. Nel giro di poco tempo era riuscito a costruirsi un impero finanziario grazie allo spam. Spediva oltre un milione di messaggi e-mail al giorno.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il 12 apr 2005
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