Amiga: il re è morto, viva il re

Amiga: il re è morto, viva il re

di Pietro Bianchi. Con l'uscita dell'ultima versione del primo sistema operativo multimediale si chiude un'era. E se ne apre un'altra. Ecco come Amiga sta costruendo un nuovo mattone nella storia del computing
di Pietro Bianchi. Con l'uscita dell'ultima versione del primo sistema operativo multimediale si chiude un'era. E se ne apre un'altra. Ecco come Amiga sta costruendo un nuovo mattone nella storia del computing


Forse non molti se ne sono resi conto, ma con la presentazione da parte di Amiga Inc. della nuova e forse ultima versione di Amiga OS al World of Amiga 2000 si è probabilmente chiusa un’era nella storia del personal computer.

Quando, una quindicina d’anni fa, uscì il primo Amiga, prodotto dalla storica Commodore, segnò una rivoluzione nel modo di concepire l’uso del computer. Fu, infatti, il primo sistema ad avere un SO ad interfaccia grafica a colori capace di multitasking, ad integrare capacità grafiche e sonore avanzate, in una parola è stato il primo sistema multimediale ad apparire (anche se allora il termine non era ancora stato coniato).

A quel tempo il Mac era appena uscito e vantava una grafica in bianco e nero su piccolissimi schermi, mente i PC usavano il DOS a riga di comando. Vedere un sistema con un ambiente a finestre a colori, con più programmi che giravano in contemporanea (e ad un prezzo concorrenziale con gli altri sistemi), con una risposta estremamente pronta nonostante le CPU poco performanti dell’epoca, aveva qualcosa di magico. La magia continuava vedendo i programmi ed i giochi che uscivano: word processor che permettevano l’inserimento di immagini, programmi di disegno e modellazioni tridimensionali, giochi multicolori e veloci.

La storia del sistema poi è nota: la Commodore ne vendette milioni d’esemplari, aggiornandolo molto raramente, finché, per errori spaventosi di gestione e marketing, fallì nel 1994.

Nonostante la mancanza di una casa produttrice, il sistema è sopravvissuto sino ad oggi, tenuto in vita da una comunità di utenti e sviluppatori che probabilmente non ha uguali al mondo; anche l’attuale proprietà è nata, di fatto, da appartenenti alla “comunità amighista”.

La versione appena presentata del SO dovrebbe essere l’ultima dedicata agli Amiga “classici”, in attesa del nuovo AmigaDE, il nuovo ambiente operativo in fase di sviluppo, il cui rilascio, proprio in occasione del WoA2000, è stato annunciato per l’estate del prossimo anno.

Ma come sarà il nuovo sistema in preparazione per sostituire il glorioso sistema attuale?


Amiga Inc. dichiara che il nuovo sistema sarà rivoluzionario, come lo fu a suo tempo l’uscita del primo Amiga. Vediamo quali sono i concetti chiave, rimandando per maggiori chiarimenti agli articoli apparsi sulla rivista ufficiale AmigaWorld (di cui potrete trovare una traduzione in italiano sul sito di Quantum Leap ).

Quello che si vuole realizzare è un ambiente operativo che non sia vincolato ad uno specifico hardware, ma che funzioni su qualsiasi dispositivo, indipendentemente dalla CPU e dalle risorse a disposizione. Questo è reso possibile dall’adozione della tecnologia Elate, sviluppata da Tao Group , il cui nucleo centrale è l’implementazione di un Processore Virtuale (VP), su cui funzionano tutte le applicazioni. Il sistema, all’atto del caricamento del programma, traduce le operazioni dal codice VP in quello del processore reale, applicando le possibili ottimizzazioni. Ciò consente di far funzionare un programma su di una quantità differente di apparecchiature, dal cellulare al server, senza dover fare alcuna modifica. Nonostante la cosa possa apparire pesante, le prime prove sembrano dimostrare che il tutto funziona velocemente: infatti la Java Virtual Machine di Elate attualmente è, come certificato dalla Sun, la più veloce che sia stata implementata.

Oltre a funzionare su differenti processori (attualmente ne sono supportate quasi venti famiglie, dagli x86 ai PPC, dai MIPS agli ARM), l’ambiente operativo AmigaDE potrà funzionare sia da solo, sia installato sopra altri sistemi operativi. Il kit di sviluppo SDK (attualmente alla versione 1.1) è già disponibile sia per Linux sia per Windows.

Ma la maggior innovazione introdotta non è a questo livello, ma ad un livello di astrazione più alto. Infatti il sistema può funzionare su dispositivi differenti sia come potenza che come implementazione: si va dal cellulare alla workstation, passando per i set-top box e le consolle da gioco, collegandoli tra di loro in maniera da farli interagire e sfruttare i servizi messi a disposizione dalle varie apparecchiature, indipendentemente dalla loro posizione.

Ma ancora più rivoluzionario sarà il modo di usare tutto questo: non si tratterà più di adoperare un programma od un sistema operativo, quanto di interagire con dei contenuti digitali ed usare i servizi che l’insieme di tutti i sistemi a disposizione metteranno al nostro servizio. L’utente non si occuperà più di cose tipo dove mettere i file, anzi, non vedrà nemmeno i file: se ha delle immagini digitali le vedrà come tali, e non come dei file contenenti immagini. Così per svolgere delle operazioni non eseguirà dei programmi, ma chiamerà i servizi che gli necessitano.

Se questa visione appare utopistica, bisogna tenere presente che tale “convergenza digitale” è ciò a cui stanno tendendo molte case produttrici (Microsoft in testa con la sua piattaforma.NET), e comunque la cosa è considerata teoricamente e tecnicamente possibile già oggi, se non fosse che i sistemi che oggi usiamo sono concettualmente troppo legati al passato e volutamente resi incompatibili tra di loro.

Pietro Bianchi

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Pubblicato il
23 dic 2000
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