Anche i robot fanno sesso?

Anche i robot fanno sesso?

L'artista Paul Granjon ha sviluppato una coppia di rudimentali robot dotati d'identità sessuale: il maschio insegue la femmina, ed una volta raggiunta tenta la... copulazione
L'artista Paul Granjon ha sviluppato una coppia di rudimentali robot dotati d'identità sessuale: il maschio insegue la femmina, ed una volta raggiunta tenta la... copulazione

Cardiff – Paul Granjon , artista e conoscitore delle tecnologie multimediali, ha realizzato una coppia di insoliti robot capaci di accoppiarsi . I due automi, chiamati per l’appunto SexedRobot , hanno un aspetto rudimentale ma riescono a comunicare tra loro, incontrarsi e copulare. “I robot sono completamente autonomi e riescono a navigare da soli, senza l’intervento umano”, garantisce Granjon.

L’artista è riuscito a ricreare dinamiche di corteggiamento ed accoppiamento che rispecchiano da vicino quelle animali: i due robot hanno sensori ad ultrasuoni ed infrarossi per muoversi da soli e percepire la presenza di simili. Il cuore informatico dei SexedRobot è un microprocessore 16F77 programmato in BASIC. Come si vede nel video messo a disposizione da Granjon, i SexedRobots sono programmati per esplorare il proprio territorio ed eventualmente entrare in calore .

Quando entrambi i SexedRobot attivano questo stato, ecco che un tripudio di lucine LED e melodie monofoniche avvertono dell’imminente incontro intimo tra i due: i due automi si allineano e non appena si trovano uno di fronte all’altro, iniziano a simulare un rapporto sessuale. La coppia di robot è infatti dotata di organi sessuali in plastica che simulano alla perfezione i movimenti dell’accoppiamento.

Una volta che l’incontro è terminato, con tanto di effetti sonori gioiosi, i due robot tornano verso le proprie postazioni base per ricaricare le batterie. Sul sito ufficiale si legge che i SexedRobot possono rimanere attivi per cinque ore.

Granjon ha avuto l’occasione di presentare i SexedRobot alla scorsa edizione della Biennale di Venezia , dove ha allestito uno spazio, detto “Robotarium”, nel quale far accoppiare le due macchine. L’artista d’origine francese, attivo sin dagli anni ottanta, ha realizzato molte altre originalissime opere d’arte che utilizzano le tecnologie digitali.

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Pubblicato il
16 giu 2006
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