Anche NGI scrive a Repubblica.it

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Dopo la lettera di Games.it arriva quella di NGI che ha inoltrato a Punto Informatico le proprie riflessioni sull'articolo di Fabio Santolini
Dopo la lettera di Games.it arriva quella di NGI che ha inoltrato a Punto Informatico le proprie riflessioni sull'articolo di Fabio Santolini


Milano – Cortese Redazione di Repubblica.it, sono Cristina Cavalli, Responsabile Marketing e Comunicazione di NGI SpA, uno dei principali Game Server Provider in Europa. Mi permetto di rubarvi qualche minuto del vostro tempo per “rispondere” all’articolo di Santolini pubblicato la scorsa settimana sul vostro sito (http://www.repubblica.it/online/tecnologie_internet/vgioco/nazi/nazi.html).

Questa lettera aperta vuole essere uno spunto di riflessione (come lo è stato l’articolo stesso) e la possibilità di dar voce ad una parte a conoscenza dei fatti sul tanto bistrattato mondo del multiplayer.

Chi decide di giocare in multi lo fa da un lato per misurarsi con altre persone pensanti che essendo tali garantiscono competizione e imprevedibilità (dati da intelligenza, passione, riflessi, tattiche e abilità personali ottenute dalla pratica etc.), dall’altro per passare il proprio tempo libero divertendosi.

In quanto competizione, indipendentemente dall’ambientazione o dagli strumenti utilizzati, una delle due parti (o squadre) coinvolte deve soccombere perdendo. Lo scopo del gioco è sempre questo, sia esso uno scopone scientifico, gli scacchi, il calcio o l’atletica. Se analizziamo le altre forme di intrattenimento vediamo che spesso vengono utilizzati buoni e cattivi, perché comunque alla fine una parte in gioco deve vincere. Alla fine non importa se a vincere è il buono o il cattivo, è collaterale anche se aiuta a definire le parti contrapposte (una dimostrazione lo sono i giochi “fantasy”).
Se prendiamo l’industria cinematografica (il cui fatturato è comunque inferiore all’industria del videogioco) ad esempio, vediamo che spesso fa cose anche più “aberranti” del videogioco stesso. Che dire della TV o del calcio poi? Tutti questi sono mezzi che possono essere usati male portando ad eccessi. Il mezzo in sé non è né buono né cattivo, dipende dall’intelligenza delle persone che lo utilizzano.

La cosa interessante da considerare è che spesso tutti questi mezzi vengono utilizzati per sopperire ad uno stato di “abbandono” portando a degenerazioni.

Spesso i genitori si nascondono dietro impegni molto seri e importanti non trovando il tempo da dedicare ai proprio ragazzi o semplicemente per spiegare loro il perché delle cose, lasciando i figli incustoditi davanti alla TV, davanti a trasmissioni stupide, violente e spesso aride. Visto poi che spesso l’età media dell’utente che gioca oscilla tra i 20 e i 40 anni, l’intelligenza e presenza del genitore diventa del gestore del luogo di ritrovo. Un po’ come al bar il proprietario butta fuori a calci gli avventori maleducati, lo stesso fa (e vi garantisco che succede sia sul sito di NGI che dei nostri competitors) chi gestisce i server, i forum o le chat: luogo tipico d’incontro della comunità virtuale utilizzando figure apposite come gli “admin” che “vigilano” sulla lealtà e sul comportamento di chi gioca.
Se all’interno di questi luoghi si scade in volgarità, ancora una volta non credo sia colpa del gioco. La nostra è una società volgare dove il sesso, la bestemmia e l’insulto gratuito vengono utilizzati quotidianamente. Io stessa ho sentito discorsi da far accapponare la pelle in fila in banca. È questo colpa del bancario?

Per quanto riguarda invece l’istigazione all’odio razziale, senza volermi ripetere… credo che la possibilità di incontrare persone provenienti se non da tutto il mondo sicuramente da tutta Europa, grazie alla tecnologia impiegata, se usata in modo intelligente, possa e debba diventare un’occasione di unione e di crescita non solo personale ma anche culturale. Per molte persone è l’unico modo per confrontarsi con persone di diverse culture, infatti.

Non scordiamoci inoltre, che per chattare spesso viene utilizzato l’inglese. Per molti utenti questo è anche il primo se non l’unico momento per utilizzare una lingua sempre più indispensabile nel mondo moderno.

Il conoscersi online e l’incontrarsi/scontrarsi così di frequente fa anzi nascere il desiderio a queste persone di incontrarsi fisicamente. Ne sono una testimonianza i ritrovi che in gergo si chiamano LAN. Chi frequenta abitualmente la rete si trova quasi suo malgrado a viaggiare per incontrare i proprio avversari. Gli esempi più eclatanti sono forse ILP che riunisce annualmente migliaia di ragazzi per 3 giorni sotto un unico tendone (quest’anno per poter contenere tutti si svolgerà alla Fiera di Milano) o le manifestazioni a carattere sportivo come le Olimpiadi del Videogioco a cui hanno partecipato ben 38 nazionali provenienti da tutto il mondo nel 2001.

In conclusione credo che vista la poca conoscenza del mondo del videogioco (dovuta anche alla scarsa presenza del PC nelle case) l’opinione pubblica (che, ricordiamoci sempre, è formata da ognuno di noi… non è quindi un’entità inesistente) tenda ancora a fermarsi ai luoghi comuni. Si sa, quando ci si trova davanti una cosa sconosciuta l’istinto ci porta ad averne paura. E’ una difesa per la sopravvivenza. Normale quindi. Credo però che ancora una volta la curiosità di ognuno di noi e la nostra intelligenza dovrebbero spingerci ad avvicinarci a questa realtà, magari con circospezione e cautela per conoscerla prima e analizzarla dopo con obiettività. Non è detto che non si trovino eccessi da condannare, ma non è nemmeno detto che non si scoprano dietro un’apparente negatività perle da portare alla luce.

Ringrazio per lo spazio che vorrete lasciare alla nostra voce e rimango a completa disposizione per approfondire anche privatamente se necessario questo mio punto di vista.

Cristina “pedala” Cavalli
Marketing Director
NGI

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Pubblicato il
9 gen 2002
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