Angry Birds in TV, come lo feci

Angry Birds in TV, come lo feci

Nick Dorra, supervisore della nuova serie TV sugli uccelli arrabbiati, racconta a Punto Informatico la visione di Rovio. Che da software house si trasforma in impresa multimediale
Nick Dorra, supervisore della nuova serie TV sugli uccelli arrabbiati, racconta a Punto Informatico la visione di Rovio. Che da software house si trasforma in impresa multimediale

Bologna – Rovio non è solo un’azienda che produce videogiochi di successo, ma una società che sta cercando di interpretare il nuovo scenario mediatico, trasformando sè stessa (assieme al proprio titolo di punta, Angry Birds) in qualcosa di diverso: un marchio di intrattenimento a tutto tondo secondo un movimento contrario a quello dei concorrenti. Da produttrice di videogiochi a produttrice di serie TV, un film e poi parchi giochi e fumetti. Tutto creato al proprio interno e realizzato solo parzialmente in outsourcing.

A parlare dell’ultima declinazione degli uccelli arrabiati è venuto all’ ExpoPixel di Bologna, la nuova fiera dell’intrattenimento digitale realizzata assieme al Future Film Festival , Nick Dorra , supervisore all’animazione della serie Angry Birds Toons , che già dal nome e poi nelle storie ricorda moltissimo i corti Warner e Looney Toons. Nick è in forza a Rovio dal 2011, solo due anni dopo l’esordio sull’App Store di Angry Birds, ed è stato assunto proprio per realizzare la serie, segno di come la società finlandese avesse le idee chiare da subito su cosa volesse diventare.

Punto Informatico: Inannzitutto la domanda più diretta, perchè fare una serie a cartoni?
Nick Dorra: Perchè per noi il brand è tutto. Lavoriamo tantissimo sulle nostre proprietà intellettuali e sappiamo che Angry Birds è un gioco di fisica, in cui i personaggi potevano anche non esserci, perchè si tratta di far cadere delle strutture lanciando qualcosa, ma i personaggi hanno determinato il successo, dunque vogliamo allargarli e dargli una personalità.

PI: Dice quindi che è solo per via degli uccelli arrabbiati che il gioco ha avuto quel successo?
ND: No, quello è un elemento. Il successo è arrivato grazie al gameplay e a tante altre componenti ma soprattutto perchè l’abbiamo concepito come un servizio da migliorare e implementare di continuo. L’abbiamo mantenuto ai massimi livelli delle classifiche dei più scaricati facendo crosspromozione con gli altri giochi e usando tantissime tecniche diverse che appartengono per l’appunto al reame dei servizi più che dei giochi.

PI: Anche in fase di lancio si possono cambiare le cose?
ND: Anche il lancio è stato cruciale. Nel 2009 l’App store finlandese era piccolo e arrivare in cima alla classifica non era difficile, così abbiamo lanciato il gioco solo in quel territorio, dopo quel traguardo l’abbiamo portato in Svezia (altro mercato piccolo) e poi di territorio in territorio in maniera furba con molto preplanning.

PI: La serie ha una durata buona per Internet ma è pensata per essere venduta ai canali TV.
ND: Si, va online il giorno dopo la messa in onda sui canali a cui l’abbiamo venduta ( al momento non ce ne sono di italiani, ndr ). È di questa durata perchè l’abbiamo immaginata “snack sized”, molti dei nostri giocatori usano Angry Birds in momenti morti e per poco tempo, voleva replicarne l’esperienza sui device portatili. In TV invece è più indirizzato al pubblico delle famiglie.

PI: La base utenti attiva di Angry Birds è calata del 22 per cento a gennaio, in più gli altri giochi che non hanno a che fare con gli Angry Birds non sono andati bene, pensate di spostarvi sempre di più sull’intrattenimento audiovisivo?
ND: Non direi. Comunque è difficile, visti i download, definire un gioco come Amazing Alex non di successo.

PI: Si ma considerando la campagna stampa che ha avuto, il lancio in grande stile e il fatto che è pubblicizzato sulle app di Angry Birds (scaricate 1,7 miliardi di volte) non è andato bene…
ND: Si perchè è un gioco più sulla fisica come Bad piggies, sono un po’ più da nerd. Questo però ti fa capire come noi siamo percepiti, cioè come un’azienda Angry Birds e la gente rimane delusa se non facciamo cose di quel tipo. Mentre, come tutti, realizziamo prodotti differenti e prima del successo avevamo fatto tantissimi altri giochi che hanno poco a che vedere con Angry Birds.

PI: Una volta la Finlandia era Nokia. Oggi è Rovio. Pensa che il colosso della telefonia e il suo successo abbiano spianato la strada all’odierna generazione di società IT finlandesi?
ND: Sicuramente. La Nokia ma anche la riforma scolastica che è stata fatta e tutti i programmi e i progetti che Nokia ha realizzato negli anni nell’ambito della formazione. Non a caso abbiamo sedi a Shanghai, Los Angeles e Stoccolma e impiegati di tutte le parti del mondo, ma il grosso lo facciamo in Finlandia.

PI: Come vi ponete dal punto di vista del copyright? Siete una società molto sveglia e moderna ma da quel punto di vista apparite come una vecchia corporation che vuole controllare e fare tutto al proprio interno
ND: Crediamo che ci siano diverse maniere di guardare al copyright. Nel passato ad esempio abbiamo pensato di vendere la licenza per produrre merchandising a società cinesi ma alla fine abbiamo deciso di controllare tutto noi e non per motivi di avidità, quanto perchè non vogliamo che qualcuno costruisca un gioco Angry Birds con (magari) materiale tossico.

a cura di Gabriele Niola

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Pubblicato il
29 apr 2013
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