Anti-cybercrime, accuse al Consiglio d'Europa

Anti-cybercrime, accuse al Consiglio d'Europa

Le moltissime associazioni della Campagna per la libertà in internet scrivono al Consiglio d'Europa perché sia resa pubblica la bozza della normativa
Le moltissime associazioni della Campagna per la libertà in internet scrivono al Consiglio d'Europa perché sia resa pubblica la bozza della normativa


Roma – Un secondo protocollo sulla collaborazione europea contro i crimini informatici è al vaglio del Consiglio d’Europa che ha già varato una contestata Convenzione contro il cyber-crime. E le numerose importanti associazioni che aderiscono alla Global Internet Liberty Campaign hanno chiesto in una lettera aperta al segretario generale del Consiglio, Walter Schwimmer, di rendere pubblica la bozza del nuovo protocollo affinché se ne possa parlare…

Nella lettera si ricordano le altre iniziative pubbliche della GILC con cui venivano bocciate alcune delle norme più pericolose della Convenzione già approvata e in via di ratificazione in 43 stati, norme che estendono i poteri delle autorità e delle forze dell’ordine.

Il nuovo protocollo riguarda in particolare le comunicazioni tra gruppi terroristici e la necessità della loro individuazione e decifrazione, e contiene anche idee per colpire le attività razziste e xenofobe.

“Scriviamo – si legge nella lettera – per chiede la pubblicazione della bozza non appena completa nonché dei documenti preliminari di incontro al fine di darci l’opportunità di partecipare al vostro dibattito. Date le ramificazioni potenzialmente molto serie del secondo protocollo e del lavoro conseguente del Consiglio d’Europa, riteniamo che la bozza debba essere pubblicata per consentire un dibattito vigoroso e ampio su tutte le questioni che affronta”.

La lettera accusa espressamente il Consiglio d’Europa si perseguire una politica di riservatezza pericolosa, che già si è vista con la Convenzione. “Mano a mano che il Consiglio espande i poteri delle forze dell’ordine – si legge nella lettera – e amplia i possibili reati, lo fa in condizioni di sempre maggiore riservatezza e chiusura. Continuiamo ad essere insoddisfatti della pratica del Consiglio di allestire importanti trattati e convenzioni internazionali sotto un mantello di oscurità”.

La lettera “pesa” e non potrà facilmente essere ignorata vista l’autorevolezza dei firmatari:

American Civil Liberties Union (US)
Article 19-The Global Campaign for Free Expression
Association for Progressive Communications
Associazione per la Liberta nella Comunicazione Elettronica Interattiva (IT)
Bits of Freedom (NL)
Bulgarian Institute for Legal Development (BG)
Center for Democracy and Technology (US)
Chaos Computer Club (DE)
Cyber-Rights & Cyber-Liberties (UK)
Derechos Human Rights (US)
Digital Freedom Network (US)
Digital Rights (DK)
Electronic Frontiers Australia (AU)
Electronic Frontier Foundation (US)
Electronic Privacy Information Center (US)
Equipo Nizkor (ES)
Feminists Against Censorship (UK)
Förderverein Informationstechnik und Gesellschaft
Foundation for Information Policy Research (UK)
Human Rights Network (RU)
Human Rights Watch
Imaginons un Réseau Internet Solidaire (FR)
Liberty (UK)
The Link Centre, Wits University, Johannesburg (ZA)
Networkers against Surveillance Taskforce (JP)
Online Policy Group (US)
Privacy International (UK)
Privacy Ukraine (UA)
Quintessenz (AT)
Swiss Internet User Group (CH)
Verein für Internet Benutzer (AT)
XS4ALL (NL)

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Pubblicato il
5 mar 2002
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