Mentre i più si sono affannati a prevedere futuri catastrofici per Apple a causa dell’assenza di Jobs nei prossimi mesi, pochi si sono preoccupati di spendere qualche parola in più sulla persona che lo sostituirà in questo frattempo, ovvero Tim Cook .
Dopo 12 anni in IBM e qualche tempo in Compaq, Thimothy Cook arrivò in Apple nel 1998 insieme a Jobs col compito di far rinascere l’azienda sotto tutti gli aspetti: sia quello economico-organizzativo, sia quello più strettamente legato al listino dei prodotti, che andava rinnovato in base alle nuove richieste di mercato proponendo la giusta dose di innovazione. Si trattava quindi di un compito a 360 gradi che Cook affrontò insieme a Jobs prendendo decisioni anche drastiche, come il taglio di molte linee, indispensabile per semplificare l’offerta, gestire al meglio il magazzino e ridare liquidità all’azienda.
Cook, nel suo ruolo di chief operations officer (COO), si occupa della parte amministrativa di Apple, elaborando tutti i numeri necessari per tenere in salute l’azienda. Sicuramente non ha lo stesso carisma di Jobs, né tanto meno la sua capacità comunicativa, o quell’intuito necessario per dare il via a nuovi prodotti, ma è Cook ad aver costruito la struttura organizzativa della nuova Apple, ed è l’unica persona oggi in grado di seguire tutti i processi produttivi in assenza di Jobs. Si tratta di una capacità maturata nel corso degli ultimi anni, periodo durante il quale ha ricoperto diversi ruoli importanti, quali ad esempio responsabile dei processi di produzione di iPod e iPhone e responsabile dell’intera divisione Macintosh.
A differenza di Jobs, Cook è una persona molto chiusa e pacata, e forse sottovalutata proprio per questo suo modo di apparire; in realtà ha un carattere molto deciso (non potrebbe essere altrimenti, visti i cambiamenti che ha portato in Apple) ed è un maniaco della perfezione proprio come il CEO che sta sostituendo in questi mesi. Inoltre, se vogliamo aggiungere una nota di colore alla sua descrizione fisica, non possiamo non notare che veste allo stesso modo di Jobs, e condivide le stesse passioni “salutiste”: Cook ama in particolare la bicicletta e la palestra.
Per chi non lo ricordasse, Cook ha già sostituito Jobs nel 2004 in occasione dell’intervento al pancreas, e secondo alcuni analisti questi sei mesi sono una sorta di test che porteranno Apple ad una transizione “morbida” verso un nuovo vertice, con Tim Cook nel ruolo di CEO e Jobs come consigliere principale. Difficile dire quanto possa essere realistica questa previsione, ma è innegabile che prima o poi qualcuno dovrà prendere il posto di Jobs, che sia tra 6 mesi, tra 6 anni o chissà quando, e al momento attuale Cook è la persona più indicata per questo compito. Per i dipendenti di Apple un eventuale passaggio di consegne da Jobs a Cook sarebbe pressoché indolore, visto che (come abbiamo già detto più volte) Cook gestisce l’organizzazione aziendale già da diverso tempo, e gode della giusta dose di rispetto in virtù del suo operato.
Infine, non dimentichiamo che Jobs (nonostante le sue doti) non è certo l’unico artefice della rinascita di Apple: Tim Cook avrebbe al suo fianco Phil Schiller come responsabile del marketing (il volto che già ha sostituito Jobs al keynote dell’ultimo MacWorld Expo), Jonathan Ive al design (forse il nome più conosciuto dopo quello di Jobs), Bob Mansfield all’hardware, Scott Forstall per l’iPhone, e molti altri ancora. Tutte persone che lavorano in Apple già da tempo, e i cui ruoli diventano ancora più determinanti durante questi mesi di assenza di Jobs.
C’è però qualcosa di Jobs che al momento è insostituibile, ed è il suo carisma, la sua capacità di rappresentare sempre e comunque Apple: poco importa se il primo computer Apple fu in realtà ideato da Wozniac o se, poco dopo il lancio del Mac, fu cacciato dall’azienda che lui stesso aveva fondato. Difficilmente Cook (o chi per esso) potrà eguagliarlo in questa sua dote, ma prima o poi l’immagine di Apple dovrà diventare un’entità indipendente e slegata da Jobs: molto meglio che questo passaggio avvenga in maniera morbida e in un periodo in cui l’azienda gode di ottima salute (anche gli ultimi risultati fiscali, nonostante il periodo di forte crisi mondiale, hanno fatto segnare un nuovo record di fatturato), quindi ben vengano questi sei mesi di prova per Cook. Mesi durante i quali si spera vengano alla luce quei nuovi prodotti che al momento restano nascosti in un inizio anno un po’ sottotono.
Domenico Galimberti
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