Apple risponde alle accuse sulle tasse irlandesi

Apple risponde alle accuse sulle tasse irlandesi

La Commissione starebbe cercando di interferire con le politiche fiscali nazionali. Senza produrre le prove di una violazione. Da Cupertino muovono battaglia a Bruxelles
La Commissione starebbe cercando di interferire con le politiche fiscali nazionali. Senza produrre le prove di una violazione. Da Cupertino muovono battaglia a Bruxelles

Apple ha depositato il suo ricorso nei confronti delle conclusioni della Commissione Europea relative alla questione delle tasse dovute da Cupertino in Irlanda per le attività svolte in tutta la Comunità Europea .

La questione è quella che vede la Commissione investigare il sistema fiscale agevolato previsto dall’Irlanda nei confronti di alcune aziende ICT che, in forza della loro natura multinazionale e dell’intangibilità dei servizi che offrono, possono scegliere il Paese dell’Unione Europea dove far rientrare i guadagni registrati con servizi offerti all’interno del mercato unico, in questo modo di fatto dirottando in paesi a tassazioni agevolate gli introiti generati altrove.

Secondo la Commissione, Dublino avrebbe sfruttato le ombre del mercato comune europeo per attirare entro i suoi confini Cupertino , che opera dall’isola con un regime fiscale bloccato a livelli particolarmente favorevoli, e per questo ha avviato nel 2014 un’indagine che ha portato a contestare al Paese le sue politiche fiscali, ritenute un aiuto di stato illecito ad aziende multinazionali, e ad intimare ad Apple di pagare a Dublino 13 miliardi di euro di tasse arretrate . Insieme all’Irlanda e ad Apple erano finiti nel mirino di Bruxelles anche Lussemburgo e Olanda, e quelle aziende con più divisioni ed affiliate, tra cui per esempio anche Amazon, Starbucks e FCA, che riescono a sfruttare diversi escamotage fiscali per pagare il meno possibile alle autorità nazionali.

Già l’Irlanda aveva presentato contro tali conclusioni le proprie osservazioni e in particolare aveva accusato l’istituzione europea di andar oltre i propri poteri interferendo con la sovranità nazionale degli stati membri sulle politiche fiscali, nonché di aver mal interpretato compiti e funzioni delle divisioni irlandesi di Apple, Apple Sales International (ASI) e Apple Operations Europe (AOE), sovrastimando le attività che potevano essere tassata nel paese a discapito di quelle che rimangono ad appannaggio della casa madre statunitense. Inoltre, secondo Dublino non vi è nessun trattamento discriminatorio da parte del fisco irlandese in quanto le tasse sono applicate genericamente alle aziende che operano nei medesimi settori e con le medesime caratteristiche.

Sulla stessa linea si è ora posta Cupertino, che nel ricorso presentato (insieme a Dublino) contro la Commissione sostiene che questa ha travalicato i propri poteri chiedendo la revisione del sistema fiscale irlandese e non avrebbe motivato adeguatamente la richiesta di pagamento di tasse arretrate e l’accusa che vi sia stato un aiuto illecito.

Inoltre, nel ricorso si legge che la Commissione avrebbe compiuto errori fondamentali: innanzitutto perché non si può contestare ad Apple la natura di non residente per alcuni prodotti e servizi offerti, i quali sono creati, progettati e sviluppati negli Stati Uniti e conseguentemente la relativa proprietà intellettuale e i profitti ad essi legati sono attribuibili agli Stati Uniti, non all’Irlanda . Inoltre il Paese non avrebbe offerto a Cupertino nessun trattamento preferenziale, né alcuno sconto sulle tasse dovute.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
22 feb 2017
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