Cambridge – ARM ha portato sui suoi famosi processori embedded, utilizzati in molti dispositivi elettronici di consumo e sulla maggior parte dei PDA, la tecnologia symmetric multiprocessing (SMP), tipicamente utilizzata sui processori per server e workstation.
La società britannica ha sviluppato, in collaborazione col colosso giapponese NEC, un’architettura multi-core, denominata MPCore, a suo dire capace di portare nel mondo dei dispositivi embedded tutti i vantaggi legati all’integrazione di più CPU su di un singolo chip. Fino ad oggi tali tecnologie sono state adottate solo da alcuni grossi produttori di chip per server, come IBM e Sun, per i sistemi di fascia alta.
Come noto, fra i maggiori vantaggi delle architetture multi-core vi è una riduzione dei consumi, fattore importantissimo non solo nel mondo dei dispositivi mobili, ma anche in quello delle apparecchiature di rete e delle appliance domestiche.
ARM ha spiegato che i futuri chip basati sul suo MPCore saranno in grado di operare a frequenze di clock sensibilmente minori a quelle attuali e assegnare task specifici ad ognuna delle due unità di calcolo: ad esempio, una CPU potrebbe occuparsi della codifica/decodifica di un flusso video mentre un’altra fa girare il sistema operativo.
ARM, come noto, è una società che progetta chip, ma non li produce. Il suo nuovo design, dunque, potrà essere utilizzato dalla sua vasta clientela per dar vita a processori dedicati alla più disparata gamma di dispositivi, dai router alle set-top box, dai computer palmari ai personal server.
MPCore supporta fino a 4 core ARM11 e include una tecnologia per la gestione dei consumi in grado di variare dinamicamente la frequenza e il voltaggio di ciascuna unità di calcolo, spegnendo eventualmente quelle non necessarie.
I primi processori basati sul nuovo progetto dovrebbero apparire nel secondo trimestre del prossimo anno, ma i prodotti basati su questi chip sono attesi non prima del 2006.