Armani, domini e mani nei capelli

Armani, domini e mani nei capelli

Luca Armani pubblica sul suo sito la clamorosa sentenza con cui lui e la sua rivendita di timbri sono stati spogliati di un dominio che corrisponde al suo cognome. Erano stati chiesti 300mila euro di danni... Si va in appello
Luca Armani pubblica sul suo sito la clamorosa sentenza con cui lui e la sua rivendita di timbri sono stati spogliati di un dominio che corrisponde al suo cognome. Erano stati chiesti 300mila euro di danni... Si va in appello


Roma – Il caso della sentenza con cui la Giorgio Armani SpA è riuscita a strappare il dominio armani.it a Luca Armani e al suo omonimo timbrificio ha sollevato feroci polemiche e gettato preoccupanti ombre sul diritto in rete e sul diritto a detenere un dominio internet con desinenza italiana (.it) quando corrisponde al proprio cognome. Ora quella sentenza è stata pubblicata.

La sentenza mette in evidenza tutte le motivazioni con cui la multinazionale della moda, la Giorgio Armani SpA, è riuscita a far passare il concetto che se armani.it è posseduto da un tal Luca Armani questo ingenera confusione negli utenti internet.

Stando al testo pubblicato, l’azienda di Giorgio Armani ha dichiarato infatti che “l’utilizzo del dominio armani.it da parte del Timbrificio era idonea a ingenerare nel pubblico degli utenti di Internet confusione”.

Non contenti, i legali della società di moda hanno anche accusato Luca Armani di essersi approfittato illecitamente del proprio cognome: (…) “era evidente la gravità degli illeciti commessi dal convenuto per avere contraffatto le privative di marchio di titolarità dell’attrice e la conseguente applicabilità delle norme regolatrici del conflitto tra segni distintivi” (…). Il tutto avrebbe provocato danni che la Giorgio Armani SpA ha richiesto alla controparte, chiedendo di “condannare il convenuto al risarcimento in favore della Giorgio Armani s.p.a. di tutti i danni dalla stessa patiti e patiendi in conseguenza di tutti gli illeciti sopra indicati, in misura da liquidarsi in via equitativa e comunque non inferiore ad euro 300.000”. 300mila euro.

Inutilmente Luca Armani si è difeso sostenendo che le attività condotte dal sito, cioè la vendita di timbri, rendessero immediatamente palese che nulla avevano a che fare con quelle della Giorgio Armani SpA. E ricordando al tribunale che in Italia ci sono 187 domini internet che postano sui rispettivi siti riferimenti al nome “Armani” e che solo in rete sono più di mille gli Armani facilmente individuabili, molti dei quali dediti alle più disparate attività commerciali.

Il giudice del Tribunale di Bergamo Elda Geraci ha, come noto, dato ragione alla Giorgio Armani SpA sentenziando che il dominio “armani.it” nelle mani di Luca Armani è illegittimo. Il magistrato non ha però dato corso alle richieste di danni della multinazionale della moda, condannando Luca Armani al solo risarcimento delle spese (13.500 euro circa).

Tutta la sentenza, compresa la clamorosa motivazione del giudice Geraci, è disponibile a questo indirizzo: http://www.rmani.it/la_sentenza.htm .

Luca Armani, intanto, ha confermato a Punto Informatico di voler intraprendere la strada dell’appello. A sostenerlo nel secondo round della battaglia legale saranno due avvocati membri peraltro della Naming Authority, che a suo tempo ha prodotto le regole del sistema dei domini in Italia. Si tratta di Franco Zumerle e Luca Giacopuzzi, che si batteranno in un caso che continuerà di certo ad essere al centro dell’attenzione di chi tiene alla rete.

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Pubblicato il
26 giu 2003
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