Artisti contro le tecnologie DRM

Artisti contro le tecnologie DRM

Esternazione del bassista di una rockband americana nata e cresciuta durante il boom della musica digitale: Le tecnologie DRM sono un peso sul cuore per noi artisti. E spiega ai fan come sabotarle
Esternazione del bassista di una rockband americana nata e cresciuta durante il boom della musica digitale: Le tecnologie DRM sono un peso sul cuore per noi artisti. E spiega ai fan come sabotarle


San Diego (USA) – Sarà una strana maniera di farsi pubblicità, o forse un urlo di ribellione da parte di giovani artisti stanchi delle major discografiche: gli Switchfoot, rock band californiana distribuita da Sony , hanno le idee chiare sulle ultimissime tecnologie per il Digital Rights Management .

“Siamo rimasti inorriditi quando abbiamo saputo i dettagli delle nuove tecnologie anticopia che le major, Sony inclusa, stanno per utilizzare dovunque per blindare la musica”, scrive su un forum Tim Foreman, bassista del gruppo. Il musicista si è addentrato in una spiegazione tecnica su come eseguire copie dei propri CD, in modo da far circolare la musica in quella “famiglia di affezionati che abbiamo creato con sudore e fatica”: un gruppo composto proprio dai fan e dagli appassionati che divorano musica.

“E’ purtroppo una sfortunata serie di eventi quella che ci lega alla nuova politica delle case discografiche”, continua Foreman, “e ci dispiace che gruppi come il nostro, come i Foo Fighters ed i Coldplay finiscano al centro delle polemiche per dover sottostare agli accordi contrattuali”. Infatti non c’è niente che un giovane artista possa fare per evitare i lucchetti dei sistemi DRM, pensati appositamente per frenare la pirateria che corre sulle piattaforme audio digitali. “Spiegare ai fan come fare ad aggirare le protezioni potrebbe essere un rischio, visto che negli USA la violazione di sistemi DRM è un reato”, conclude poi Foreman.

Le provocazioni di questo artista, a metà strada tra l’autopromozione e l’istigazione al reato, si colloca in un filone ben preciso che sembra scuotere il “nuovo mercato” della musica internazionale. Infatti sono già molti gli artisti che preferiscono soluzioni alternative alle etichette discografiche tradizionali. Alcune di esse, come Magnatune , hanno attirato le attenzioni di molti artisti proponendo un contratto più equo e meno vincolante per gli autori: “Non siamo cattivi”, sostengono i portavoce di Magnatune, “e facciamo a metà degli incassi con gli artisti – ed incredibilmente la proprietà sulla loro musica rimane nelle loro mani”.

Come ben noto, la maggior parte delle major incatena a sé gruppi emergenti ed abili solisti, inglobandone completamente l’immagine pubblica nonché qualsiasi esclusiva sui diritti d’autore. Un modello compatibile con i tempi moderni? Probabilmente no, e persino una vecchia conoscenza del rock come Mick Jones , già chitarrista dei Clash, si è recentemente scagliato in un assalto al DRM, apostrofato come “morte della creatività”.

Le informazioni circolano troppo velocemente su Internet, arrivando a livelli da capogiro. Ed è proprio per questo che le case discografiche stanno tentando il tutto e per tutto nella lotta alla pirateria, degenerazione diretta del principio di condivisione che da sempre anima ed alimenta la Rete.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
21 set 2005
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