Izmir (Turchia) – Assolto perché la mail incriminata era indirizzata soltanto a sé stesso. Questa la motivazione con cui un tribunale turco ha sollevato lo studente 30enne Ahmet Sahin dall’accusa di “incitazione all’odio”. Questa stessa accusa è stata utilizzata per decenni dalle autorità per togliere di mezzo, dimenticandoli in carcere, intellettuali e critici che hanno fatto sentire la propria voce contro il regime.
La vicenda di Sahin comincia quando, con una email, rivolge minacce ad un articolista di un giornale vicino al regime. La polizia, nel “perquisire” il suo computer, trova una seconda email “piena d’odio”. Così Sahin finisce in carcere per le minacce all’articolista e va sotto processo anche per la seconda email. Con l’assoluzione dei giorni scorsi però Sahin non si sottrae quindi al processo per il primo reato.
Da segnalare che il caso di Sahin arriva in un momento nel quale il regime turco sta lavorando su un progetto di task-force per il controllo del cyberspazio e dei contenuti a disposizione degli utenti turchi.