Roma – Chi non si fosse accorto che lo spam continua a crescere di mese in mese molto rapidamente, chi cioè non avesse una casella di posta elettronica, ora sa che soltanto nel mese di marzo la crescita della posta elettronica non richiesta è stata del 30 per cento.
Secondo la società di sicurezza e rilevazione Sybari , uno dei molti osservatori sulla diffusione di worm e spam, se il primo marzo venivano “intercettati” 660mila nuovi spam sulle caselle di monitoraggio che appartengono ad un network di centinaia di mailbox in tutto il mondo, alla fine del mese quel numero era salito a quota 883mila, con giornate di picco verso fine mese in cui la quantità di spam circolante su quelle caselle ha superato quota un milione di “pezzi”. I dati di Sybari confermano peraltro quanto già dichiarato da società di rilevazione come MessageLabs o Brightmail , secondo cui ormai circa il 60 per cento della posta elettronica è non richiesta.
Stando a Sybari, e come peraltro già affermato in passato da molti esperti, lo spam arriva da un numero crescente di risorse e ciò si deve anche al fatto che molti computer infettati da alcuni worm spammatori sono ormai divenuti veri e propri nodi per alcuni dei maggiori spammer professionisti. La verità, però, è che questi ultimi non sono più di qualche centinaia (vedi anche l’intervista con Furio Ercolessi “Antispam, frontiera delle libertà” pubblicata da Punto Informatico).
Proprio nelle scorse ore, peraltro, un’altra società specializzata come Sophos , ha segnalato la forte crescita di messaggi fasulli di errore nella spedizione o ricezione dell’email, messaggi che possono essere virus ma anche spam. Secondo Sophos, infatti, “non solo gli spammer stanno mascherando i loro messaggi pubblicitari da errore di consegna ma stanno anche utilizzando server email non presidiati appartenenti ad altri per veicolare quello spam”. Apparendo come messaggi di errore, le email spammatorie possono in questo modo più facilmente aggirare i filtri antispam che provider ed utenti pongono per limitare l’afflusso di questo genere di immondizia digitale.
Dinanzi a tutto questo non può che far piacere a tante vittime dello spam la sentenza pronunciata dal tribunale di New York che potrebbe portare Howard Carmack,uno spammer accusato di aver anche mascherato la propria identità, alla condanna fino a sette anni di carcere. Carmack, meglio noto come Buffalo Spammer , era già stato multato lo scorso anno per aver travolto con il suo spam i network di Earthlink, celebre provider americano.
A trasformare lo spam di Carmack in un vero e proprio reato, però, non sono state le email trasmesse quanto invece il fatto che queste email siano state spedite modificando l’identità del mittente. Una nuova legge nello Stato di New York, infatti, da qualche tempo punisce severamente chi opera una trasformazione del genere con intenti illegali. A fine maggio si conoscerà l’entità della pena carceraria che, comunque, dovrebbe essere superiore ai tre anni e mezzo.