Azzoppato lo sparamessaggi di Reuters

Azzoppato lo sparamessaggi di Reuters

Pochi giorni sarebbero bastati all'agenzia di stampa per togliersi dai guai, ma il pagamento a una società che fornisce tecnologie di sicurezza per un software di messaggistica professionale è arrivato troppo tardi
Pochi giorni sarebbero bastati all'agenzia di stampa per togliersi dai guai, ma il pagamento a una società che fornisce tecnologie di sicurezza per un software di messaggistica professionale è arrivato troppo tardi

Thomson Reuters Corp. , la società nata dalla fusione tra Thomson Corporation e Reuters è ben nota per i suoi servizi di agenzia di stampa in tutto il mondo, ma il suo focus principale è broker di informazioni finanziarie, dati sul mercato, analisi e sistemi di trading utili allo scambio di pacchetti azionari. Un’attività che rischia di subire un pesante ridimensionamento a causa della decisione di una corte statunitense.

Colleen McMahon, giudice distrettuale di New York, ha punito Thomson Reuters per il mancato pagamento della licenza di talune tecnologie che fanno capo a FaceTime Communications Inc. , società di Silicon Valley specializzata in meccanismi di protezione software applicabili allo scambio di informazioni finanziarie.

In particolare, Reuters ha integrato il codice di FaceTime in un software di instant messaging di sua produzione, licenziato a 100 diversi clienti tra broker di stock options e banche. Tale codice fornisce all’IM la capacità di salvaguardare le comunicazioni da eventuali attacchi esterni nonché quella di usare il software in conformità alle regolamentazioni federali sul mantenimento dell’archivio delle suddette informazioni finanziarie.

Una tecnologia di importanza cruciale, al punto che l’executive di Thomson Reuters, Eran Barak, arriva a sostenere che la perdita dei diritti di sfruttamento avrà “un impatto devastante sulla soddisfazione dei clienti e la loro benevolenza”. Tolti i meccanismi di sicurezza garantiti da FaceTime, l’azienda potrebbe perdere profitti mentre i clienti si troverebbero in difficoltà nell’espletare le proprie incombenze quotidiane essendo costretti a fare lo switch a un software di IM differente.

La situazione ha qualcosa di paradossale: il problema avrebbe infatti potuto essere evitato con facilità: la decisione del giudice McMahon è stata presa in virtù del ritardo nel pagamento conclusivo per la licenza delle tecnologie FaceTime, che sarebbe dovuto arrivare il 31 gennaio scorso e si è invece fatto attendere almeno altri 15 giorni – due giorni dopo che Reuters aveva ricevuto una notifica di scadenza del precedente termine di pagamento. Tutto dovrebbe comunque chiudersi a breve: FaceTime ha già espresso la volontà di negoziare un nuovo accordo di licenza con Reuters.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il 31 lug 2008
Link copiato negli appunti