Roma – Il giorno 6 dicembre 2000, a seguito di una denuncia della Sony Italia, la Polizia postale italiana ha fatto scattare un’operazione denominata “Hackers Hunter” ed ha fatto irruzione nelle case di 8 ragazzi italiani (in diverse città) che avevano in comune la passione del gioco su Playstation e la capacità di programmazione su computer. “La polizia – secondo un comunicato dei B.A.D. – ha sequestrato tutto ciò che ha trovato nelle case dei ragazzi” ed ha consegnato loro una notifica di arresto domiciliare con l’accusa di associazione a delinquere atta a produrre e vendere patches su Internet.
Oggi, quasi tutti i componenti del gruppo noto come B.A.D. sono ancora sottoposti al dovere di firma, cioè a doversi presentare ogni giorno in una sede delle autorità di pubblica sicurezza.
Perché sono stati arrestati? Perché sono implicati in un processo che il loro legale, l’avvocato Giuseppe Sanseverino di Taranto, definisce “complicato” perché tocca difficili questioni tecniche? A chi hanno dato fastidio? Come mai nell’arresto si parla di vendita di patch ma mai una patch è stata venduta? Perché alcuni giornali hanno dedicato paginoni all’evento parlando di gruppo di hackers dedito alla rivendita di consolle false? Perché ilMessaggero affermava “L’assalto degli hackers ha espugnato il cuore della Playstation-2. E l’hanno messa in vendita, quella falsa, via Internet con una truffa internazionale”? Perché Sony Italia – da cui è scattata la denuncia – si è compiaciuta di un arresto dai contorni così ambigui?
A queste domande Stand By ha cercato di rispondere con l’aiuto dell’avvocato Sanseverino.
Il B.A.D. Team era ed è composto da ragazzi che si sono conosciuti tramite Internet ed erano noti in Italia ed in molti paesi europei per la loro capacità di programmazione, la loro simpatia e la voglia di combattere le ingiustizie (avevano anche realizzato una campagna mondiale antipedofilia).
Nel 1999 hanno iniziato a programmare delle patch per la Playstation di Sony. Patch che consentono di attivare trucchi nei giochi, come aumentare le vite, l’energia ma anche di rimuovere le protezioni anticopia, elemento implicito nella realizzazione stessa delle patch. Né più né meno di quello che fanno numerosi programmi scaricabili dalla Rete.
“Vi sono – ha spiegato a Stand By l’avvocato Sanseverino – programmi reperibili anche in forma gratuita su Internet ed a pagamento in molti negozi, che duplicano qualunque tipo di Cd copiando anche tutti i codici di protezione permettendo, a chiunque abbia un masterizzatore, di avere delle copie perfette”. Masterizzatori prodotti e distribuiti dalla stessa Sony che produce la Playstation… La legge stabilisce che le patch sono illegali se al loro interno contengono delle parti di codice del Cd originale o se chi le crea o le usa non possiede il Cd originale. Nel caso delle patch dei B.A.D, non ci si trova neanche un bit del codice originale, e sono state prodotte da chi possedeva il Cd originale. Inoltre nessuna patch è stata venduta e nessuna attività di lucro si trovava dietro il loro sviluppo.
Secondo un comunicato dei B.A.D. “le patches dei B.A.D sono del tutto ininfluenti ai fini di una duplicazione in quanto esistono dei programmi liberamente scaricabili da internet che copiano qualunque tipo di Cd anche se con protezione anticopia”. Fatto peraltro noto. Le Forze dell’Ordine hanno però proceduto all’arresto dei B.A.D. perché quelle patch avrebbero consentito la duplicazione illegale dei giochi.
“I B.A.D. – ha sottolineato Sanseverino – non hanno mai venduto alcuna patch, e tutte le intercettazioni delle comunicazioni tra i componenti del gruppo registrate dalla polizia vanno in quella direzione: si parla di divertimento, di sfida, di cortesie e l’unico denaro che gira è solo quello per trovare a buon mercato i CD vergini: addirittura in alcune intercettazioni chi vendeva il trainer diceva espressamente che vendeva insieme il CD originale”.
Di interesse estremo anche il fatto che dal sito dei B.A.D. non era possibile scaricare patch ma soltanto parlarne e ottenere informazioni. Nè le patch venivano messe in vendita.
“La possibilità di conoscere e modificare i propri programmi originali era ed è lecito – ha insistito Sanseverino – tant’è che studiare queste opportunità non è illegale (o forse lo è solo per i BAD che, si ripete, non hanno mai commercializzato e non c’è prova di commercializzazione di cloni), in quanto tutta una comunità di appassionati poteva attingere notizie anche in altro modo”.
“Se la cosa può interessare – ha incalzato l’avvocato – c’è il sito di una ditta italiana di Rimini che non solo crea e vende modifiche (chip – hardware) per Playstation 1 & Playstation 2, ma spiega anche sul sito i vari metodi di montaggio e le tecniche che loro usano per passare oltre le protezioni Playstation. Il tutto in italiano ed inglese e con servizi e prodotti in vendita e fatturabili. Il sito è www.origa.com “. Come se non bastasse, non solo ci sono riviste che riportano codici per trainer da attivare con la cartuccia action replay ma ce ne sono anche che hanno rilasciato patch su cd.
“Infine – ha spiegato Sanseverino – il sig. Barth (componente dei B.A.D. difeso da Sanseverino, ndr) personalmente e per uso personale e nella propria privata dimora ha acquistato legalmente una copia di ciascuno dei giochi indicati, ne ha analizzato i contenuti e li ha modificati per poterci giocare come a lui piaceva. Inoltre, per compiere tale attività si è resa necessaria un’unica e sola duplicazione del gioco lecitamente detenuto per ciascuno di essi (copia di backup consentita dalla legge). Senza operare nessuna commercializzazione e/o distribuzione e, evidentemente, senza scopo di lucro”.
Ora i B.A.D. possono contare sull’appoggio di una trentina di “siti amici” che hanno apposto i loro banner sulle proprie pagine. Domani saranno in tribunale, a difendere la libertà di prendere un codice informatico e di giocarci sopra, senza far danno ad alcuno e per di più senza scopo di lucro.
E dunque quelle domande continuano a pesare e non ottengono risposta: perché si è proceduto a quegli arresti? Perché le famiglie di questi ragazzi sono state sottoposte a tutto questo? Qual è il vero obiettivo di un’azione giudiziaria di questo tipo? Perché chi si macchia veramente di pirateria non viene perseguito? Perché chi produce masterizzatori si compiace dell’arresto di chi li usa a scopo personale? Chi, oggi, si può sentire garantito dalla legge?