Roma – Non va giù all’associazione per la difesa del diritto d’autore, dirittodautore.it la campagna pubblicitaria voluta dall’ASMI (Associazione Sistemi e Supporti Multimediali Italiana) per contrastare il recepimento della direttiva europea sul copyright, EUCD.
Secondo l’ASMI, il cui presidente è intervenuto nei giorni scorsi su Punto Informatico , la direttiva recepita recentemente in Italia è “corretta nei suoi principi, perché di ispirazione liberale ma che nell’applicazione pratica porterà i fruitori di supporti e apparecchi per la registrazione a dover corrispondere a SIAE un compenso che troviamo iniquo ed eccessivo; la filosofia alla quale il legislatore si è ispirato ci sembra essere “il fine giustifica i mezzi” una filosofia decisamente in contrasto sia con la politica di governo in materia di innovazione tecnologica sia con una politica di concorrenza all’interno di un libero mercato fin qui adottata dalle aziende produttrici e distributrici di supporti multimediali”.
La campagna voluta da ASMI (in questa pagina un particolare dello spot) secondo Dirittodautore.it è “demagogica”, “faziosa e sostanzialmente basata su concetti non rispondenti alla realtà”.
Tre i punti focali della contestazione:
“1. In primo luogo il termine tassa utilizzato nella campagna (memory tax) è assolutamente fuori luogo. Il vocabolo infatti sta a indicare un “tributo pagato allo stato o a un ente pubblico dai privati cittadini per usufruire di particolari servizi” (definizione tratta dal dizionario Devoto Oli) e ciò evidentemente non è il caso in questione. Si tratta infatti di equo compenso per gli aventi diritto a fronte della possibilità di realizzare copie private dell’opera, e non di una tassa.
2. Il denaro raccolto non viene incamerato nelle casse dello Stato bensì ridistribuito agli aventi diritto: autori, produttori fonografici e di opere audiovisive, artisti interpreti ed esecutori, produttori di videogrammi.
3. Il concetto di equità insito nel termine stesso indica la realizzazione di una soluzione di compromesso che consente da un lato di non penalizzare troppo gli utenti e i produttori di supporti multimediali, dall’altro permette agli aventi diritto di ottenere un compenso per la realizzazione della copia privata”.
Sostiene Giovanni d’Ammassa, presidente di Dirittodautore.it: “Finalmente il legislatore ha fatto chiarezza sulla materia, e ha limitato le facoltà esclusive degli aventi diritto concedendo all’utente la possibilità di effettuare una copia privata per uso personale senza fini di lucro. E’ una grande libertà, da salvaguardare. A fronte di questa limitazione dei diritti esclusivi, si richiede un compenso equo, il cui costo è assai inferiore rispetto all’alternativa a cui ci sarebbe trovati in mancanza di tale norma: acquistare di volta in volta lo stesso prodotto, senza possibilità di duplicarlo”.
L’associazione di difesa per il diritto d’autore ha anche preannunciato un esposto all’Autorità contro la campagna voluta da ASMI.