Milano – Basta un SMS a fermare le tragedie causate dall’AIDS nell’Africa subsahariana? Se non le può fermare almeno qualcosa può fare per contribuire alla lotta alla malattia, a sentire quanto descritto da Omnitel Vodafone in una nota con cui ha presentato il suo “Super Messaggio Solidale”.
Si tratta di uno strumento di raccolta fondi via SMS che viene sfruttato per la prima volta a questo scopo dal CESVI con il supporto della RCS, che prevede anche una campagna promozionale dell’iniziativa su tutte le proprie testate fino alla fine di maggio. CESVI, come noto, è una organizzazione umanitaria italiana indipendente che in molte parti del mondo porta i propri progetti di lotta alla povertà e di sviluppo sostenibile. Nel 2000 è stata premiata con l’Oscar di Bilancio per la sua trasparenza, elemento essenziale per il successo di una raccolta fondi.
L’idea è quella di consentire agli utenti Omnitel Vodafone di versare un contributo da 1 euro per ogni messaggio SMS inviato al numero 433-3253 gestito dal CESVI per la campagna “Fermiamo l’AIDS sul nascere”.
“Il servizio – spiega una nota di Omnitel Vodafone – consente di inviare uno o piú messaggi solidali (di 160 caratteri) e di ricevere un SMS informativo sulle attività svolte dal CESVI e sull’andamento della raccolta alla quale ha contribuito. Ogni messaggio costa 1 euro: l’importo sarà devoluto (Iva esclusa) all’associazione beneficiaria senza costi aggiuntivi e senza ricavi da parte di Omnitel Vodafone”. I costi della veicolazione di SMS sono infatti talmente ridotti che per non perderci l’operatore non ha bisogno di guadagnarci.
Il contenuto dell’SMS è naturalmente libero e ai donatori si chiede di raccontare in 160 caratteri “il proprio pensiero solidale”. I messaggi saranno poi pubblicati in forma anonima sul sito di Omnitel Vodafone.
Nella seconda pagina di questo articolo tutti i dettagli sul progetto CESVI a cui fa riferimento la campagna via SMS.
La campagna del CESVI ha l’obiettivo di prevenire la trasmissione dell’HIV dalle mamme ai bambini nell’Africa subsahariana attraverso un programma di prevenzione, di cura farmacologica, di sostegno psicologico alla mamma e di assistenza alimentare al neonato.
Esiste un antiretrovirale, la nevirapina, composto chimico a basso costo, che, somministrato alla mamma al momento del parto e poi al neonato subito dopo la nascita, può salvare il bambino, diminuendo drasticamente le possibilità di contagio.
Il progetto “Fermiamo l’AIDS sul nascere”, è stato avviato dal CESVI nel marzo 2001 nell’ospedale Saint Albert, nel distretto di Centenary, in Zimbabwe.
Da marzo a oggi sono state coinvolte nel programma salva-vita del CESVI circa 700 donne incinte, la nevirapina è stata somministrata a 100 partorienti e ai rispettivi neonati e oltre 3.000 persone hanno partecipato a incontri di informazione e prevenzione.
La prima donna che si è sottoposta alla profilassi preventiva presso l’Ospedale Saint Albert ha partorito il 9 maggio 2001 un bambino di 3,8 kg: l’ha chiamato Takunda, nome che nella lingua locale significa: “Abbiamo vinto”.
Da altri Paesi dell’Africa a sud del Sahara – Swaziland, Zambia, Mozambico e Congo – arrivano al CESVI richieste per avviare iniziative analoghe. L’organizzazione italiana ha esteso a livello nazionale il progetto in Zimbabwe con altre 7 strutture ospedaliere sparse in tutto il Paese. E in Sudafrica, nelle periferie poverissime di Western Cape Town, provincia in cui il governo ha autorizzato l’uso della nevirapina, sta decollando l’attivitá di sensibilizzazione e prevenzione.