Bebé telematici?

Bebé telematici?

di Massimo Mantellini. La pubblicità dell'hi-tech permette di socchiudere gli occhi e filtrare tutta quella luce artificiale. Per vedere che quello che rimane non è quanto ci si poteva attendere
di Massimo Mantellini. La pubblicità dell'hi-tech permette di socchiudere gli occhi e filtrare tutta quella luce artificiale. Per vedere che quello che rimane non è quanto ci si poteva attendere


Web – Basta sfogliare un settimanale per rendersene conto. La tecnologia ha ormai cambiato le nostre abitudini, disegnato esigenze nuove. Ha steso invisibili fili che attraversano la terra e ci raggiungono ovunque ci troviamo.

Mi colpisce la pubblicità di Fineco, una società di trading online, in onda in questi giorni sui giornali. Un uomo, lo si capisce subito, l’homo tecnologicus, se ne sta sotto un ombrellone, occhiali da sole e bermuda in un panorama probabilmente tropicale. Prende il sole? Legge un libro di poesie? No. Digita assorto sulla tastiera di un notebook, incurante del paradiso che lo circonda. Il messaggio pubblicitario scritto accanto è esplicativo: “Un mare di soldi.” In una ipotetica scala di valori quindi un tipo di mare probabilmente preferito a quello trasparente e invitante dei Caraibi.

Tranquilli. In giro c’è di peggio.

Nello stesso settimanale, qualche pagina dopo quello di Fineco, ecco il messaggio pubblicitario della RAI. La serie si intitola “La comunicazione dalla a alla @”. La foto è apparentemente innocua. Il solito neonato nudo urlante e sorridente che tanto piace ai pubblicitari. Un clone del bimbo paffuto e carino della campagna pubblicitaria di Blu, che tutti hanno visto in TV e sui giornali. Solo che il neonato targato RAI è gia fornito, alla sua invidiabile età, di auricolare e microfono. Uno di quei micro-microfoni tecnologici che immaginiamo avvitati alle teste degli impiegati dei call center.

Un battesimo tecnologico senza equivoci, quello proposto da “mamma RAI” al suo testimonial in fascie. Sfornato dalla pancia materna, ripulito e subito fornito di auricolare e microfono quasi a volergli spiegare che razza di vita lo attende.

Vengono in mente le parole di Jon Katz che qualche giorno fa, saggiamente scriveva su Slashdot proprio dissertando sul nostro tempo ucciso dalla nuove tecnologie:

“Gli strumenti che avevamo supposto sarebbero serviti per liberarci ci hanno legato al nostro lavoro (e alla scuola) in maniere che anche solo qualche anno fa erano inconcepibili.”

E ‘ una esperienza che accomuna molte persone in tutto il mondo. I confini fra i lavoro e il tempo libero divengono sempre più labili. Se da un lato si riduce sensibilmente il numero di quanti sono “costretti” alle loro scrivanie, dall’altro aumentano vertiginosamente quelli inseguiti dal proprio lavoro a casa, in vacanza, perfino in bagno o durante una partita a tennis. Cellulari, PDA, computer portatili, pager, infrangono con il nostro permesso la divisione fra la nostra vita di relazione e quella professionale. Con il nostro assenso il nostro tempo peggiora, diventa più caotico e stressante.

Il trading online da una spiaggia caraibica di Fineco. Il neonato microfonato della pubblicita RAI.

Una fotografia crudele delle promesse non mantenute della tecnologia.

Massimo Mantellini

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Pubblicato il 14 lug 2000
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