Roma – Con l’annuncio dell’importante provider americano EarthLink del lancio un browser ad hoc per consentire quella che viene definita “navigazione sicura” da parte dei minori, si completa un giro di danze che vede operatori internet di tutto il mondo convergere su un punto: fornire tecnologie di accesso “specializzate” per impedire che i minori e i bambini in particolare possano accedere a contenuti internet pornografici o comunque ritenuti offensivi o inadatti.
Il browser pensato da EarthLink è frutto di una collaborazione con SurfMonkey, azienda specializzata in tecnologie di navigazione, e comprende soprattutto un filtro anti-porno che dovrebbe impedire l’accesso alla stragrande maggioranza dei siti pornografici. Il browser conterrà anche una serie di “link opportuni”, sulla scorta di quanto già fatto da altri.
Nei giorni scorsi i tre giganti dell’accesso made in USA: AOL, Yahoo.com e MSN.com, avevano annunciato l’auto-imposizione di un “bollino”, in pratica un sistema di classificazione dei contenuti pensato per consentire l’isolamento di quella parte di internet che offre materiali considerati “discutibili” o “offensivi”. A questo si aggiungono varie iniziative legate al “controllo parentale” di quello che combinano i minori in rete. AOL, per esempio, sulla propria pagina dedicata, spiega accuratamente come attivare i controlli, come monitorare l’uso di chat, instant messaging o e-mail dai propri pargoli, come verificare con chi entrano in contatto e via dicendo.
I provider, anche in Europa, hanno iniziato una gara per assicurare i migliori servizi di “filtraggio”, sui quali si gioca almeno in parte la grande battaglia per l’accaparramento di nuovi utenti.
Anche in Italia da tempo si moltiplicano le offerte di “settore”. Ad aprire la strada è stato il progetto Davide , che offre una navigazione “sicura” a diversi livelli, seguito molto recentemente da un sistema, questa volta a pagamento, varato da VirgilioTIN . Allo stesso modo il provider Forflat.it si era lanciato in una offerta child , per gli utenti flat che avessero voluto impedire l’accesso ad una serie di siti “offensivi”.