Washington (USA) – Il venti per cento dei minori che si collegano ad internet negli Stati Uniti è stato contattato, almeno una volta, da qualche sconosciuto che gli/le ha proposto una qualche forma di contatto sessuale online. Pare però che siano molti i casi in cui le “molestie” siano arrivate da altri minori. Lo afferma uno studio voluto dalle autorità governative americane.
Dallo studio , effettuato su un campione di 5mila giovani e giovanissimi, emerge che il 19 per cento della fascia 10-17 anni ha ricevuto una qualche forma di proposta a contenuto sessuale. Nel 75 per cento dei casi queste proposte sono state rifiutate mentre nel 48 per cento pare che provenissero da utenti della stessa età o comunque minorenni.
Secondo il Crimes Against Children Research Center dell’Università del New Hampshire, che ha condotto lo studio, le rilevazioni portano alla conclusione che nell’educare i più piccoli all’uso di internet si debba mettere in guardia non solo contro i “sex predators” più adulti ma anche contro i coetanei e i giovani adulti.
Altri dati di interesse dello studio rilevano che nel 70 per cento dei casi i giovani molestati possiedono un computer a casa, che nel 65 per cento dei casi la molestia si è palesata in una chat room, che solo il 24 per cento lo ha detto ai propri genitori e che il 25 per cento ha ricevuto, senza volerlo, immagini sessualmente esplicite.
Queste notizie arrivano contestualmente ai risultati di un nuovo studio, secondo cui i giovani tra i 2 e i 17 anni sono il motore della costante crescita della diffusione di internet negli States. In particolare, dal 1997 in questa fascia di età sarebbero triplicati gli utenti internet.
Secondo Grunwald Associates , che ha condotto lo studio, i dati dimostrano che i bambini e gli adolescenti non si possono più considerare un gruppo di utenza emergente, semmai un gruppo “dominante”. Gli esperti ritengono che oggi i bambini americani online siano ormai 25 milioni rispetto agli 8 milioni del 1997. Pare che la crescita del numero di giovani online sia da mettere in relazione all’aumento delle mamme connesse e al fatto che il principale motivo di acquisto di un computer risieda nell’arrivo in casa di un nuovo piccolo “componente”.