Bing e le farmacie truffaldine

Bing e le farmacie truffaldine

Cresce il numero di spacci di medicinali online: uno studio mette in luce quanto facile sia la vita di queste organizzazioni sul web. Bing e soci farebbero poca attenzione alle inserzioni
Cresce il numero di spacci di medicinali online: uno studio mette in luce quanto facile sia la vita di queste organizzazioni sul web. Bing e soci farebbero poca attenzione alle inserzioni

Bing, il neonato motore di ricerca sviluppato da Microsoft per sostituire Live Search è al centro di uno studio che vuole far luce circa la poca chiarezza che ruota intorno alle inserzioni che pubblicizzano gli spacci online di medicinali. Nel report si sostiene che Redmond non farebbe accertamenti abbastanza approfonditi a proposito dei vari store che vendono via web, che in alcuni casi sarebbero legati alla criminalità organizzata. Microsoft ha promesso di prendere provvedimenti.

L’allarme è stato lanciato dagli esperti di KnujOn , azienda che analizza il flusso di spam presente sul web, e di LegitScript , che offre un servizio di verifica dell’attendibilità e della legalità delle licenze necessarie negli Stati Uniti per la vendita di farmaci online: stando ai dati, circa il’90 per cento dei siti indicizzati da Bing che sponsorizzano prodotti farmaceutici sarebbero illegali o coinvolti in attività poco virtuose.

“È importante rendere noto come i 10 advertiser analizzati nel report non siano coinvolti in violazioni di lieve entità delle leggi che regolano la vendita di farmaci online” si legge nel documento . “Piuttosto, si tratta di siti totalmente dediti ad attività fraudolente, spesso governati da reti criminali che vendono anche farmaci soggetti a creare dipendenza nel paziente. Inoltre – spiegano gli autori del rapporto – spesso i farmaci vengono spediti dall’India, mentre parecchi siti sono gestiti da individui russi: ciò costituisce una grave violazione delle normative vigenti, che vogliono sul suolo statunitense la circolazione di farmaci prescritti da farmacie in loco”.

Come già detto, uno degli aspetti che preoccupa maggiormente gli esperti è la commercializzazione di medicinali che creano una forte dipendenza, che a loro parere vengono spesso alterati, caratteristica che sposta i termini dell’intero settore in quelli del commercio di sostanze illegali . Come ormai noto a chiunque possegga una casella email, molta rilevanza è data anche a preparati utili a curare disturbi riguardanti la sfera affettiva e sessuale dell’utente, in altre parole Viagra e affini: secondo il rapporto, in questo caso gioca in favore di tali attività anche il senso di vergogna provato da numerosi utenti, che preferirebbero acquistare la soluzione tutelandosi con la relativa sicurezza di ammettere le proprie defaillance davanti ad uno schermo piuttosto che davanti ad un medico in carne ed ossa.

L’intero circolo vizioso, oltre che a danneggiare l’operato e la credibilità delle aziende che operano nel rispetto delle leggi, influisce secondo il parere di KnujOn e LegitScript anche in maniera negativa sullo stesso settore dell’advertising online: i vari motori di ricerca organizzano aste per aggiudicare inserzioni correlate ai termini di ricerca inseriti dagli utenti, che finiscono per raggiungere prezzi considerevoli proprio per la presenza di aziende truffaldine disposte a investire svariati quattrini per portare avanti il proprio business. “I prezzi delle aste possono lievitare in maniera artificiosa se alle farmacie online fuorilegge è concesso di avere spazio nei motori di ricerca” sottolinea il documento.

La richiesta dei commissionanti dello studio è quella che Microsoft faccia luce sulla vicenda bloccando in maniera repentina il proliferare di inserzioni pubblicitarie acquistate da chi opera in questo business che viene definito, senza troppi giri di parole, come criminale. Per il momento l’azienda di Redmond non avrebbe rilasciato commenti ufficiali sulla vicenda, limitandosi ad affermare di aver intrapreso un’indagine volta a comprendere il problema e a trovare una soluzione. Va comunque specificato che, nonostante il dossier sia stato fatto utilizzando Bing, gli stessi risultati sarebbero garantiti prendendo in considerazione qualsiasi altro search engine.

Vincenzo Gentile

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Pubblicato il
7 ago 2009
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