Biometria, tecnologia ad alto impatto

Biometria, tecnologia ad alto impatto

Partito il progetto UE con il quale si intende indagare su come e quanto le tecnologie biometriche siano destinate a condizionare i comportamenti, la società e i mercati
Partito il progetto UE con il quale si intende indagare su come e quanto le tecnologie biometriche siano destinate a condizionare i comportamenti, la società e i mercati


Roma – C’è un italiano alla guida di un nuovo organismo comunitario pensato per cercare le risposte ai grandi quesiti sui diritti e sulle opportunità delle tecnologie biometriche, quel genere di sistemi che sta conoscendo in tutto il Mondo una vera e propria esplosione per le notevoli capacità che offrono nel settore della sicurezza.

Alla guida del progetto BITE (Biometric Identification Technology Ethics) è stato nominato il psicoanalista italiano Emilio Mordini , direttore del CSSC , il Centro per la Scienza, la Società e la Cittadinanza, ed a lui spetterà coordinare i lavori che per quasi due anni coinvolgeranno l?Università di Lancaster, l?Università di Erasmus di Rotterdam, l?Università La Sapienza di Roma, alcune aziende private (Humanscan, International Biometric Group, Optel, Esacommunication) e organizzazioni delle Nazioni Unite (l?Organizzazione Internazionale delle Migrazioni)

BITE nasce dopo tre anni di accese polemiche in seno all’Unione Europea su come affrontare le questioni sollevate dagli strumenti elettronici di identificazione e di autenticazione dell?identità personale basati sulla rilevazione e misurazione di caratteristiche fisiche: le impronte digitali, il disegno del volto, la conformazione dell?iride, l?odore del corpo, il flusso sanguigno e così via.

“Per anni – si legge in una nota – la fantascienza ha inventato sistemi biometrici di identificazione personale, che permettessero ad esempio di distinguere tra un uomo e un androide, oppure di riconoscere un criminale potenziale. Ora la biometria non è più fantascienza. Gran Bretagna e Stati Uniti stanno adottando sistemi biometrici di identificazione personale da affiancare ai tradizionali documenti di identità e quasi tutti gli altri paesi tecnologicamente avanzati stanno seguendo il loro esempio. Del resto in molti paesi, compresa l?Italia, metodi di identificazione biometrica sono già largamente usati in ambito privato per controllare l?accesso a servizi, ad aree ristrette, a benefici sociali, a documenti riservati”.

“La biometria ? ha affermato Mordini – rappresenta la più formidabile sfida alla nozione di identità personale che la società contemporanea si trovi ad affrontare. Sembrava che fossimo all?inizio di una società basata sul rispetto della privacy, dell?anonimato elettronico, persino delle identità multiple costruite su Internet. Siamo forse invece dirigendoci verso un mondo in cui l?identità individuale verrà sempre di più radicata nelle strutture biologiche di ciascuno di noi, nel nostro corpo”.

La biometria solleva un grande numero di questioni perché promette (e minaccia) di estendere i meccanismi di identificazione ai dati più intimi di una persona: il suo codice genetico, i suoi comportamenti, persino i suoi pensieri. Basti ricordare che sono già in fase di sperimentazione sistemi di identificazione basati su profili cerebrali, ricavati da studi con tecniche di brain-imaging delle attività del sistema nervoso centrale.

Le attività di indagine di BITE si svilupperanno attraverso una serie di meeting in Gran Bretagna, Italia, Germania, Svizzera, Polonia, con il varo di una consultazione pubblica via Internet e con una conferenza conclusiva nell’ottobre 2006 a Bruxelles, in cui si stabiliranno le linee guida da adottare a livello europeo.

Il primo appuntamento di BITE si è tenuto a gennaio a Lancaster e riguardava l’uso del DNA come identificatore biometrico. Il prossimo appuntamento è invece previsto al CNR a Roma il 26 aprile: si parlerà di biometria e privacy in un incontro a cui parteciperanno, tra gli altri, anche Stefano Rodotà e Kush Wadha (International Biometric Group).

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Pubblicato il
1 apr 2005
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