Armonk (USA) – Con un nuovo giro di boa, BlueGene/L ha doppiato i più diretti avversari e raddoppiato la sua stessa performance. Il supercomputer di IBM , che pochi mesi fa ha conquistato la vetta della classifica Top500.org con una prestazione di 70,7 trilioni di calcoli in virgola mobile al secondo (teraflops), ha ora spinto il proprio record a 135,5 teraflops: un traguardo che solo un anno fa appariva lontanissimo.
Per raddoppiare le prestazioni del proprio “cervellone”, installato presso il Lawrence Livermore National Laboratory ( LLNL ), Big Blue ne ha praticamente raddoppiato la dimensione: i rack sono infatti passati da 16 a 32 unità, ognuna contenente 1.024 processori. Con il prossimo aggiornamento, che porterà il numero di rack a 64, Blue Gene/L sfiorerà i 270 teraflops.
Il monster di calcolo di IBM si conferma dunque il più veloce supercomputer al mondo, un primato che questa volta il colosso di Armonk vuol difendere con i denti. Del resto, almeno per il momento, Blue Gene/L sembra avere ben pochi avversari: quello più diretto, il Columbia di SGI, non supera i 52 teraflops. L’Earth Simulator di NEC, che fino a 5 mesi fa era il dominatore incontrastato della classifica Top500, è ora addirittura 4 volte meno performante del suo più giovane rivale e quasi 100 volte più voluminoso.
I labs governativi americani stanno utilizzando Blue Gene/L per una grande varietà di progetti scientifici: fra i più importanti vi sono la simulazione di esplosioni nucleari e di complesse dinamiche molecolari. Gli scienziati dell’LLNL hanno detto di essere già riusciti, sfruttando solo un quarto della potenza di Blue Gene/L, a creare il modello simulato delle interazioni tra 16 milioni di atomi.
I supercomputer Blue Gene/L si basano in larga parte su componenti che si trovano normalmente in commercio: se dal lato dei costi e della flessibilità d’implementazione questo è sicuramente un vantaggio, in certi ambiti applicativi tale approccio si rivela poco adatto a soddisfare esigenze specifiche, che spesso richiedono ancora l’uso di architetture specializzate. La tecnologia di Big Blue è stata originariamente sviluppata, da qui il nome di “Blue Gene”, per soddisfare le crescenti esigenze di calcolo nel settore delle ricerca genetica, tuttavia il colosso di Armonk conta di vendere i suoi “ferri” anche in diversi altri ambiti scientifici e industriali, quali quello petrolifero, finanziario, astronomico e geofisico.
La tecnologia degli attuali Blue Gene/L servirà ad IBM per preparare il terreno, fra pochi anni, all’avvento dei supercomputer con capacità di calcolo nell’ordine dei petaflop.