Botta e risposta su Gatti Bonsai

Botta e risposta su Gatti Bonsai

Un lettore prende spunto da un articolo di G.Mondi sull'infortunio di Repubblica per chiedersi se davvero internet può cambiare le cose. La risposta di Mondi
Un lettore prende spunto da un articolo di G.Mondi sull'infortunio di Repubblica per chiedersi se davvero internet può cambiare le cose. La risposta di Mondi


Roma – Di seguito presentiamo un intenso “botta e risposta” sull’informazione online e sul ruolo della rete nella società, nato dopo la pubblicazione sulle pagine di Stand By dell’articolo di Gilberto Mondi:

Bonsaikitten, bufala che non muore mai .

“Egregio Sig. Mondi,
anch’io sono uno di quelli che ha letto l’articolo apparso ieri su Repubblica (perché questa ipocrita ritrosia di non menzionare il quotidiano in questione?).
Effettivamente, avevo sentito parlare di questo web-site molti mesi fa; avevo cercato di capirne di più, avevo cercato, senza riuscirvi, di connettermi (ovviamente al contempo stupito ed inorridito all’idea), poi mi fu riferito che www.bonsaikitten.com era una bufala.

Nel leggere l’articolo di ieri, proprio su uno dei principali quotidiani nazionali e, per di più, inserito nel contesto di discussione in merito alla clonazione degli animali, che cosa poteva o doveva pensare un povero, comune cittadino che si occupa di altro, che non conosce fino in fondo i meccanismi dei media e che si trova disorientato di fronte al susseguirsi delle “novità”?
Poteva, almeno, pensare che l’orrore fosse reale ed in mezzo a noi.

Poteva lei pensare o credere seriamente solo 10-15 anni fa, Mr. Mondi, che un giorno avremmo potuto clonare il gatto o il cane di casa per pochi milioni? Che la lira sarebbe sparita? Che si sarebbero organizzati tour sessuali per copulare con bimbi di pochi anni? Che con il cellulare ci saremmo connessi al Web? Che un calciatore avrebbe guadagnato 10 miliardi all’anno? Che le Twin Towers sarebbero cadute ed il Pentagono centrato da un aereo?

Perché non credere anche che qualche giapponese o altro simpatico asiatiforme, appartenente cioé a quei popoli sempre così “sensibili” alle tematiche animaliste (vedere, a solo scopo di piccolo esempio, lo special “Non c’é sushi per tutti”, Sciuscià, Rai 2), non avrebbe potuto inventare un sistema, con tutta l’asiatica pazienza e scrupolosità, per rinchiudere gatti, cani, tapiri, cammelli, lupi e, perché no, bambini, in recipienti vitrei e creare dei gadgets domestici innovativi, bizzarri e controtendenza?

Lei ha ragione su molti aspetti. Quel giornalista é stato incauto o addirittura incapace nel pubblicare, senza verificare prima, un pezzo così brutalmente d’impatto (ragioni di mercato?); la redazione é inciampata nello stesso marchiano errore; l’informazione cartacea rimane scolpita nell’immaginario collettivo così com’é, spesso senza neppure degnarsi di rettificare o porgere le scuse per una notizia infondata o pubblicata anche dolosamente.

Ma si ricordi, però: questo (il nostro modello, intendo) é un mondo che sta divorando sè stesso; é un mondo annoiato e privo di valori solidi (non mi riferisco in particolare a nessuno di questi); assomiglia sempre più agli ultimi anni dell’impero romano, i “barbari” (quelli cioé con poche ricchezze e con pochi, discutibilissimi, ma solidi valori) stanno premendo su tutti i confini e noi ci sollazziamo con riti orfici. E il Web, di cui sono peraltro fruitore, non credo che contribuisca in positivo, quantomeno non sempre. A parte la difficoltà ad accedere ad un’informazione realmente completa, seria, autorevole, scevra da sensazionalismi, pubblicità o commenti di parte, tutto può esservi pubblicato e, come Lei ricorda, smentito in pochi minuti.

A chi credere? Come e quanto credere? Ha ragione l’ultimo che parla? È questo il reale “dinamismo” a cui Lei si riferisce?

Io La devo ringraziare, perché leggendoLa mi fa comodo credere che bonsaikitten sia una bufala, concepita da qualche imbecille che potrebbe dedicarsi con buona creatività all’autoerotismo. Ma il dubbio sottile resta, lontanissimo, sfuocato, ma resta. Hanno ragione gli autorevoli “smentitori” o fa parte della diabolica macchinazione di una “orribile società”?
E mia nonna come potrà verificare? Mi crederà? Vi crederà?

Mi creda: la verità é che ci stiamo abituando all’orrore quotidiano e che un bel giorno (probabilmente vicino) siti come questo non ci faranno più nè caldo nè freddo, anche quando saranno veri. E il Web non sarà più in grado di distinguere il vero dal falso, il bene dal male, si specchierà nel suo “dinamismo”, se lo ripeterà per crederci.

Si conservi in buona salute.

Cordialmente.
Claudio Masetti


Salve Claudio,
ho letto con piacere la sua lettera sebbene smentisca un mio assunto: non avevo infatti citato nel mio articolo il giornale che ha pubblicato la bufala proprio per evitare che le riflessioni si incentrassero su quel nome più che sul fatto in sé, a cui tenevo maggiormente, e cioè la progressiva obsolescenza dell’informazione cartacea. Dicevo che mi ha smentito, perché la sua lettera dimostra che si va oltre comunque.
Non era ipocrisia, la mia, ma solo l’omissione di un fatto irrilevante. O dovremmo citare tutti coloro che sulla stampa cartacea consegnano alla memoria dei posteri bufale e luoghi comuni su internet e dintorni? Sarebbe un lavoro improbo. E’ più facile, pur con qualche rischio, analizzare la situazione nel suo insieme senza voler colpevolizzare questo o quell’altro.

La bufala BonsaiKitten è studiata bene ed è fatta per attirare lo sguardo dei media, che appunto continuano a caderci dentro e a farsi ripetitore, e quello dei più disattenti. Dico disattenti, perché l’analisi del sito consente di scoprire la bufala se non ci si ferma all’apparenza, allo strato superficiale. Immagino che quando Licia Colò ha voluto denunciare la fotocopia italiana di quel sito nella convinzione che davvero ci sia modo di far crescere per mesi un gatto in bottiglia senza procurargli la morte, non abbia voluto esplorare il sito né esplorare le proprie reazioni. Ed è probabilmente a questo atteggiamento di superficie che deve la sua fortuna nel mondo e da mesi un insieme di pagine web raccapriccianti e di cattivo gusto che di certo nulla aggiungono all’immaginario collettivo se non inutile orrore a basso prezzo. Farle chiudere, come ha fatto la Colò, non rappresenta che una farneticazione conseguente.

Non so se BonsaiKitten possa essere preso ad emblema di quello che definisce “mondo annoiato e privo di valori solidi” ma è vero che sono tempi nei quali anche su web si respira aria di decadenza. Sempre più rare le pulsioni originali, viviamo assediati da un riciclaggio culturale difficile da buttar giù. E non solo sulla rete, dove nel periodo d’oro della new-economy i siti sono diventati portali e dove i portali fotocopiavano sé stessi per proporsi identici in un modello fallimentare, ma anche nel cinema, la patria dei remake, e nella letteratura, nella musica. Pur non volendo generalizzare e nella consapevolezza di numerose “contro-tendenze” e mondi alternativi ed antagonisti, la sensazione, effettivamente, è quella di una civiltà in preda ad un annoiato e opulento decadere.

Eppure in tutto questo è proprio la rete, il web ma anche l’email, Usenet, le mailing list e tutto quello che consente agli uomini di comunicare a rappresentare una via della reazione. Non è un caso che proprio negli ambienti di discussione si creino attività ed iniziative che contrastano tutto questo e che trovano in internet un veicolo a basso prezzo, semplice e veloce, per crescere e diffondersi. Così come si trovano gli spazi dell’informazione alternativa o la possibilità di scegliere tra una redazione e un’altra, e persino di creare dal basso, insieme, al di fuori di una direzione univoca, interi media alternativi.

Tutto questo è a disposizione di chiunque sappia frugare sotto la superficie. La rete mette a disposizione universi di cultura e di informazione ma trovarli richiede impegno (forse è questa la merce rara dei nostri tempi). Non so se il dinamismo e le opportunità di internet siano una risposta sufficiente ai “tempi barbari”, di certo è l’unica risposta concreta che vedo attorno a me. E – per tornare all’argomento del mio articolo – la stampa, quella televisiva o quella cartacea, che nascono e prosperano su un rapporto di completa passività da parte del lettore o del fruitore, mi sembra non abbiano gli strumenti per uscire dall’epoca in cui sono nati, un’epoca che non è di questo millennio.

Un caro saluto,

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
5 mar 2002
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