Brevetti, il W3C ci riprova

Brevetti, il W3C ci riprova

Nell'ultima bozza della nuova policy sui brevetti il Consortium non esclude la possibilità per i produttori di imporre royalty. Si riapre la polemica sul futuro delle specifiche per le tecnologie web
Nell'ultima bozza della nuova policy sui brevetti il Consortium non esclude la possibilità per i produttori di imporre royalty. Si riapre la polemica sul futuro delle specifiche per le tecnologie web


Roma – Non contento di aver già avuto modo di scatenare un’ondata di polemiche , il World Wide Web Consortium (W3C) nell’ultima bozza della nuova policy sui brevetti tecnologici ha deciso di non escludere a priori la possibilità che i produttori che contribuiscono alle specifiche del W3C possano richiedere royalty sulle tecnologie risultanti.

Stando a quanto pubblicato sul sito del Consortium , il principale organismo che lavora sulla definizione di specifiche standard per le tecnologie web, la nuova “Royalty-Free Patent Policy” è sottoposta come d’uso al commento di chi è interessato, commenti che dovranno pervenire al working group del W3C entro la fine di aprile.

Il presidente del working group, Daniel J. Weitzner, ha cercato di dare una dimensione dello sforzo richiesto al Consortium per il varo di questa bozza: “Migliaia di ore sono state impiegate nello sviluppo di questa policy, inclusa la partecipazione dei membri del W3C ed esperti dalla comunità open source e free software”.

Secondo le note ufficiali rilasciate dal Consortium, la nuova policy richiede a tutti i contributori di partecipare le proprie tecnologie sulla base di un modello che non preveda l’imposizione di royalty (royalty-free). Ma, contestualmente, vi sono situazioni nelle quali i contributori “possono escludere certe specifiche rivendicazioni di brevetto dal modello royalty-free. Queste esclusioni dovranno essere affermate dopo la pubblicazione della prima Bozza di lavoro (sulle diverse specifiche, ndr.), elemento che riduce la possibilità di brevetti a sorpresa capaci di mettere a rischio gli sforzi del Working Group”.

Una scelta, dunque, che va incontro alle richieste di molti produttori di poter conservare un controllo su alcune tecnologie contribuite alle specifiche ma che già ora incontra l’opposizione dei più intransigenti sostenitori della necessità di specifiche aperte sempre e comunque.

Secondo una portavoce del W3C, Janet Daly, il binario con cui si consentono le esclusioni è estremamente “rigoroso” e richiede a chi esercita quel diritto di presentare un rapporto in cui spiega per quale ragione “quel brevetto è assolutamente necessario”. L’idea, sostiene Daly, non è quella di consentire alle imprese produttrici una “via di fuga”, quanto invece di permettere a chi non può fornire tecnologie royalty-free di contribuire comunque al lavoro sulle specifiche.

Daly parla anche di situazioni che si verificheranno “rarissimamente”. Ora si tratta di convincersene.

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Pubblicato il
21 mar 2003
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