Brevetti, la grande guerra dei Pentium

Brevetti, la grande guerra dei Pentium

Intel se la deve vedere in tribunale con una società che sta denunciando i suoi partner e che ora intende contro-denunciare la stessa Intel. Al centro i microprocessori e i brevetti incrociati su cui si muovono miliardi di dollari
Intel se la deve vedere in tribunale con una società che sta denunciando i suoi partner e che ora intende contro-denunciare la stessa Intel. Al centro i microprocessori e i brevetti incrociati su cui si muovono miliardi di dollari


Roma – Sono tre i brevetti che una piccola società americana sta sparando da qualche tempo contro alcuni grossi partner di Intel , accusandoli di averli violati nel realizzare i propri computer. Azioni che hanno però svegliato il gigante che dorme e ora Intel ha deciso di trascinare la Patriot Scientific in tribunale per disattivare quella bomba sul proprio business, quel terzetto di brevetti che intende far invalidare.

Patriot Scientific, che ha già preannunciato una contro-querela contro Intel, rivendica il brevetto su architetture di processori ad alto rendimento e basso consumo energetico e su processori ad alto rendimento che hanno velocità di clock varabile. Una situazione che ha spinto la piccola società a far la guerra a colossi del calibro di Sony, Matsushita, Fujitsu, Toshiba e NEC, pur avendo nel mirino non chi realizza computer con quei microprocessori ma chi produce i microprocessori stessi, Intel appunto. Le cause intentante contro i produttori giapponesi sono tutte legate all’utilizzo da parte loro di processori Intel. E i danni richiesti da Patriot sono nell’ordine delle centinaia di milioni di dollari

All’inizio di quest’anno, Patriot, una società di otto persone che rivende computer basati su processori RISC a 32 bit, ha varato un “programma di adeguamento alle proprietà intellettuali” che in pratica vorrebbe mettere “fuorilegge” le centinaia di aziende che utilizzano processori con capacità di processo superiori ai 120 MHz .

Ciò che Patriot rivendica, dunque, è di aver sviluppato la tecnologia che rende le CPU più veloci attraverso la regolazione del clock interno e di averla integrata con clock variabili interfacciati dalla CPU stessa. “I microprocessori con velocità superiore ai 110-120 MHz – sostiene l’azienda – possono violare parti del nostro portfolio di brevetti”. Inevitabile dunque che futuri sviluppi della cosa sul piano giudiziario possano riguardare direttamente tutti i grossi produttori di microprocessori , da Motorola a IBM passando, evidentemente, per AMD.

Per reagire alla situazione, Intel ha chiesto ad un giudice federale di San Francisco di dichiarare che le proprie attività non urtano con i brevetti di Patriot Scientific in modo tale da evitare futuri problemi giudiziari.

Da parte sua Patriot ha dichiarato che procederà a denunciare Intel per aver violato il proprio brevetto su un sistema di clock variabili che sincronizza le operazioni interne del processore con le istruzioni esterne. “Il portfolio di Patriot – ha dichiarato l’azienda – riguarda le tecnologie fondamentali di oltre 18 miliardi di dollari di microprocessori venduti negli Stati Uniti l’anno scorso”. Sebbene i brevetti di Patriot siano stati riconosciuti solo recentemente, sono tutti stati depositati nel 1995. A parlare, ora, dovrà essere il giudice.

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Pubblicato il 10 feb 2004
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