BSA: non si tocchino gli ISP

BSA: non si tocchino gli ISP

L'alleanza dei produttori del software risponde alla proposta della RIAA, che vorrebbe tassare i provider per l'uso del file-sharing da parte degli utenti. La BSA sostiene che colpire gli ISP non ha alcun senso
L'alleanza dei produttori del software risponde alla proposta della RIAA, che vorrebbe tassare i provider per l'uso del file-sharing da parte degli utenti. La BSA sostiene che colpire gli ISP non ha alcun senso


Roma – No, i provider non sono colpevoli dell’uso dei sistemi di file-sharing e non devono risponderne economicamente, semmai sono importanti partner nella lotta contro la pirateria. Così, in sintesi, Business Software Alliance (BSA) ha risposto alla Recording Industry Association of America (RIAA), che nei giorni scorsi aveva proposto una sorta di “tassazione” addizionale per gli ISP.

“La collaborazione degli Internet Provider – ha dichiarato ieri Yolanda Rios, presidente di BSA – è essenziale per contrastare efficacemente la pirateria su internet. Sono convinta che gli ISP siano partner privilegiati in questa lotta”.

Rios ha anche spiegato come “proprio grazie alla collaborazione dei provider” nel corso del 2002 BSA è riuscita nel 97 per cento dei casi in Europa ad ottenere la chiusura o la rimozione di siti illegali, che diffondevano cioè software illegalmente.

Una collaborazione che diviene di anno in anno più importante per la BSA, da lungo tempo impegnata a fronteggiare la pirateria internet sul software e che dispone di una propria struttura di investigatori specializzati nell’individuazione e nella chiusura dei siti che, sotto varia veste e forma, commercializzano prodotti illegali.

Secondo la BSA dal 1998, anno in cui fu lanciata l’iniziativa antipirateria su internet dell’associazione dei produttori di software, gli ISP “sono diventati sempre più ricettivi e cooperativi” ed “è addirittura provato che alcuni di essi effettuano controlli casuali sugli account dei loro utenti”.

Secondo la BSA è rarissimo, ma è accaduto, che si sia dovuto ricorrere ad una iniziativa legale contro provider che non hanno provveduto ad eliminare siti dediti ad attività illecite.

Nelle scorse ore si erano espressi contro la proposta RIAA anche alcuni provider italiani ed esponenti italiani dell’industria discografica.

Hilary Rosen, chairman RIAA, pochi giorni fa aveva invece sostenuto che poiché i provider profittano per l’uso del file-sharing da parte dei loro utenti, allora devono pagare.

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Pubblicato il
22 gen 2003
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