New York (USA) – Una vecchia e terrificante storia, quella della rivendicazione del brevetto sui link e sull’ipertesto da parte di British Telecom, torna alla ribalta. La prossima settimana, infatti, la Corte federale per il distretto meridionale di New York a White Plains, ascolterà le ragioni di British Telecom. E dovrà decidere se il brevetto che BT rivendica consente all’azienda britannica di procedere contro Prodigy, il più “antico” dei provider americani e il primo al quale BT intende chiedere royalty per l’uso delle funzionalità di link….
Nelle mani di quel tribunale BT affida le speranze di poter far valere un vecchio brevetto rilasciato negli States nel 1989 su una tecnologia sviluppata nei primi anni ’70. Un brevetto riscoperto per caso da un impiegato dell’azienda due anni fa e che, secondo BT, copre le funzionalità che permettono, con un click, di balzare da una pagina ad un’altra. La speranza per il colosso delle telecomunicazioni britannica rappresenta l’orrore per chiunque altro: la possibilità che BT guadagni praticamente su ogni clic eseguito da un utente su un sito web o leggendo un ipertesto.
Il fatto che la copertura del brevetto sia limitata agli Stati Uniti, se da un lato mette al riparo gli operatori europei da inattesi fardelli, dall’altro non serve a rendere meno grave il momento.
E se nel dicembre 2000, British Telecom ha denunciato Prodigy, questo non è che uno dei numerosissimi provider americani che nei prossimi mesi potrebbero ricevere lettere di richiesta di royalty da parte dell’impresa britannica. Se il tribunale newyorkese dovesse decidere di affrontare il caso e di non archiviare le pretese di BT come infondate, ogni scenario diventerà possibile.
“Riteniamo – ha spiegato una serissima portavoce di BT – di avere un dovere nel proteggere la nostra proprietà intellettuale e ci aspettiamo che le imprese paghino delle royalty ragionevoli basate sulle entrate che hanno goduto utilizzando quella proprietà intellettuale”.
La situazione è grave. Per rendersi conto della cosa basta dare un’occhiata alla presentazione del brevetto 4.873.662 “Hidden Page” (“Pagina nascosta”) posseduto da BT: “L’informazione da visualizzare su un terminale viene archiviata in blocchi, la prima parte dei quali contiene l’informazione che viene effettivamente visualizzata mentre la seconda parte contiene informazione relativa a quella visualizzata e che può essere utilizzata in risposta ad un comando da tastiera”. “Per esempio – continua l’abstract del brevetto – la seconda parte del blocco potrebbe contenere informazioni utili a fornire l’indirizzo completo di un altro blocco di informazione da selezionare con un secondo comando sulla tastiera”.
Da quando BT ha annunciato di possedere il brevetto, sull’azienda sono arrivati non solo i sarcasmi e le ironie di mezzo mondo ma anche le pesanti critiche di associazioni di operatori, industriali e persino sviluppatori: tutti convinti che perseguire i diritti su un brevetto come quello registrato da BT rappresenti un enorme rischio per lo sviluppo della società dell’informazione. Ma è difficile ritenere, se a BT verrà dato il “via libera”, che l’azienda ritenga la cattiva luce a cui si sta sottoponendo più strategicamente importante di numerose e pressoché infinite succose royalty…