Roma – Hanno organizzato l’occupazione a Milano per ridare vita e fiato al Bulk minacciato di sgombero nei prossimi giorni, per “rianimare” quello che definiscono così: “Il deposito bulk è la storia di un esperienza studentesca che in due anni di vita ha voluto rispondere al desiderio diffuso di spazi dove poter realizzare forme alternative di socialità, economia, politica e cultura. Un laboratorio studentesco creato dalle migliaia di soggetti che continuano ad attraversarlo”.
I nuovi strumenti per muoversi e comunicare si sono condensati ancora una volta sulla rete e ne è nato un cyberdiario fotografico associato ad un testo che fa bene leggere e che proponiamo qui di seguito. Loro sono quelli di ECN e del movimento antagonista che di recente si sono resi protagonisti della protesta, anche cyber, contro la procedura di sgombero del deposito bulk avviata dalle autorità comunali.
“MILLENNIUM BULK – La prima occupazione del nuovo millennio
C’è una città che controlla una città che produce.
C’è un modello di città che anche l’amministrazione milanese cerca di rincorrere, un modello di controllo che interviene sulla vita di ogni soggetto personalizzati percorsi forzati di produzione e consumo vuoto intorno a ogni tentativo critico di investire al di fuori di questi tracciati
Una città che produce è una città in formazione
Ci hanno fornito di un aggiornato bagaglio formativo sufficiente giusto a investire la totalità del tempo della propria vita restando al passo con le esigenze del profitto altrui necessario a lasciarci inconsapevoli delle nostre potenzialità creative che qui trovano spazio di espressione solo quando producono soldi
Una città in formazione è una città che desidera
Vogliamo usare il nostro tempo per soddisfare i nostri desideri. Possiamo determinare il risveglio di nuove forze creative troppo veloci perché possano essere imbrigliate capaci di riempire il vuoto con soluzioni sostenibili e modelli di società alternativi, in grado di rispondere adeguatamente ai nostri bisogni.
Il deposito bulk è la storia di un esperienza studentesca che in due anni di vita ha voluto rispondere al desiderio diffuso di spazi dove poter realizzare forme alternative di socialità, economia, politica e cultura.
Un laboratorio studentesco creato dalle migliaia di soggetti che continuano ad attraversarlo.
L’unico riconoscimento istituzionale che abbiamo ricevuto è lo sgombero che aspettiamo per i primi giorni di gennaio.
Ma mentre una città che controlla cerca di riportare la quiete dell’immobilità, l’altra città decide di rilanciare la sfida.
Non si può sgomberare una società che desidera.
E’ arrivato il tempo di prendere il giusto posto in questa città.
Milano – 31.12.1999″