Roma – E pensare che il nome prometteva tutt’altro. Teodoro Buontempo. Vi viene in mente un nome più azzeccato? Sembra quello di un patriota risorgimentale. E invece il folkloristco esponente di AN diventa oggi, a qualche mese di distanza dalle prossime elezioni, una icona adatta anche alle nuove tecnologie. La ragione di questo apparente ossimoro (Buontempo non è – diciamo così – il prototipo del politico tecnologico) risiede nella notizia diffusa dai giornali qualche giorno fa che lo indica come il primo candidato che abbia utilizzato i messaggi SMS per la propria campagna elettorale.
Molti sottoscrittori di contratti Wind della capitale hanno infatti ricevuto pubblicità elettorale (ma Buontempo la definisce “informazione”) sullo schermo del proprio telefono mobile nella seguente forma: “Ciao, sono Buontempo, ricandidato nella tua zona per la Camera dei Deputati. Per votarmi barra il simbolo della Casa delle Libertà. Berlusconi presidente . Possibilità di evitare questi SMS? Scarse. Wind dice di non saperne nulla, Buontempo non dice chi gli abbia fornito gli elenchi dei numeri di cellulare dei suoi potenziali elettori né sembra esistere alcuna possibilità di disiscrizione per i malcapitati e inconsapevoli bersagli dei messaggi. Che a quanto pare continuano.
C’è voluto un giorno perchè i concorrenti del baffuto esponente di AN protestassero per l’inopportunità dell’iniziativa (fra gli altri l’on. Semenzato dei Verdi ha chiesto l’intervento del Garante della Privacy perché blocchi il primo esempio italiano di spamming via SMS), spesso con quella veemenza che ai maligni sembra dettata più da un “perché lui sì e io no?” piuttosto che da una effettiva preoccupazione per la pericolosità dell’iniziativa. Ce ne sono voluti due (di giorni) perché mi venisse in mente che forse tentare un paragone fra iniziative del genere per via telefonica e per via telematica potesse aiutarci a ragionare su alcune questioni.
Intanto salta agli occhi (almeno ai miei) il discorso degli strumenti: quanti strumenti posseggo per difendermi da una email non desiderata (oltre all’appello a Rodotà che è – parrebbe – buono per ogni occasione)? Molti. Quante possibilità ho di scansare gli SMS di Buontempo? Una sola: attenderlo sotto casa e chiedergli educatamente di smetterla.
Il secondo aspetto che mi colpisce è la difesa d’ufficio della pubblicità politica in quanto strumento della democrazia. I più raffinati cercano già oggi di convincerci che la furiosa battaglia del marketing politico (con il suo americanissimo contorno di visi normalizzati dal cerone, candidati piacenti e lampadati, slogan e megamanifesti ovunque) è in realtà necessaria e utile informazione per l’elettore: solo Buontempo, nella sua veracità, sfugge a questa tentazione quando dichiara, conti alla mano, che tempestare i cellulari dei romani con i suoi messaggini gli costa molto meno che non affiggere manifesti come fanno tutti gli altri. E ‘ un concetto – quello della equiparazione fra pubblicità ed informazione politica – che deriva da una voglia di sfruttamento strumentale delle tecnologie, buonissime per le proprie contingenti esigenze private e assai meno buone quando vengono invece utilizzate per la libera circolazione del sapere.
In questo senso gli SMS sono uno strumento stupido a sufficienza per poter essere negato al controllo di chi li riceve ed utilizzato in maniera vigorosamente monodirezionale. Non è un caso che esistano molte attenzioni del mondo della pubblicità per i futuri sviluppi di questa modalità di comunicazione che, dal punto di vista del feedback, crea molti meno problemi di quanti non ne può creare per esempio l’invio di email di propaganda commerciale non richiesta.
Ecco la ragione per cui, in un futuro non troppo lontano, anche in rete dovremo forse iniziare a ragionare in termini maggiormente “difensivi”, magari facendo anche attenzione a quei numerini che vediamo nei nostri contratti di accesso a Internet. La ADSL da cui vi scrivo funziona a 640kb verso di me e a 128kb da me verso gli altri. Normale dite voi? Può essere. Ma quando i Buontempo si moltiplicheranno, per ogni colpo che potrò sparare (in aria e per pure ragioni difensive, sempre meglio che attendere il cattivo di turno sotto casa) quattro mi raggiungeranno. Sarà una lotta impari. Esattamente come quella di molti utenti della telefonia mobile italiana alle prese oggi con gli inviti elettorali dell’on. Teodoro Buontempo, detto Er Pecora, noto anche per la sua collezione di camicie nere ed oggi antesignano di una nuova forma di comunicazione politica: quella imposta e senza diritto di replica.