C'è la crisi, ma arriva Bill Gates

C'è la crisi, ma arriva Bill Gates

Gli Stati Uniti sono tormentati dalle questioni economico-finanziarie, Bush è sulle spine e non parlano d'altro i candidati alla Casa Bianca. Bill Gates invece è ottimista e intende supplire a certe mancanze di Washington
Gli Stati Uniti sono tormentati dalle questioni economico-finanziarie, Bush è sulle spine e non parlano d'altro i candidati alla Casa Bianca. Bill Gates invece è ottimista e intende supplire a certe mancanze di Washington

La potenza economica e finanziaria della Bill and Melinda Gates Foundation cercherà di fronteggiare il decadere degli impegni di sostegno internazionale promessi dagli Stati Uniti. Lo ha fatto capire nelle scorse ore Bill Gates, patron di Microsoft e della Foundation. A suo dire, infatti, l’attuale crisi economica renderà inevitabile un disimpegno del mondo ricco su molti fronti della cooperazione e dei progetti internazionali verso i paesi poveri. Ed è su questo che la Foundation, sostenuta da più di qualche magnate, potrebbe fare la differenza.

il founder Microsoft “Ci sono le economie del mondo ricco e le economie in via di sviluppo – ha dichiarato Gates a Bloomberg News – e, sebbene sia tutto meno che evidente il grado in cui sono tra loro legate, quando una soffre, per l’altra non sono buone notizie. E i budget del mondo ricco oggi potrebbero non avere spazio per grandi gesti di generosità”.

Il primo passo con cui la Foundation intende muoversi è rivolto all’Africa e all’America Latina. Si chiama Purchase for Progress ed è un progetto pubblico-privato associato al World Food Program dell’ONU che prevede una prima spesa di 66 milioni di dollari destinata a ricadere sull’attività di 350mila coltivatori di basso reddito di 21 paesi diversi nei due continenti. Non si tratta di una pioggia di denaro, ha specificato Josette Sheran, che guida il World Food Program dell’ONU, ma di una “rivoluzione nel sostegno alla produzione di cibo, dove questo aiuto diventa un investimento produttivo che non solo dà da mangiare oggi ma offre soluzioni per il domani”.

In particolare, una piccola rivoluzione starebbe nei meccanismi di finanziamento, studiati per spingere gli agricoltori a trarre il massimo reddito possibile dalla propria attività collegandosi per la prima volta al mercato commerciale e potendo così puntare all’auto-sufficienza. Attorniato dai presidenti di tre stati africani, Gates ha spiegato che il Progetto “trasforma il modo in cui i piccoli possono arrivare sul mercato, sia finanziandoli con acquisti garantiti, sia aiutandoli con la gestione del magazzino sia aiutandoli a definire la qualità del coltivato. Aumenterà la quantità di cibo disponibile – ha sottolineato – è aumenterà il benessere di questi agricoltori”.

I 66 milioni di dollari sono quasi interamente finanziati dalla Foundation, che ne impiega peraltro circa 900 in progetti di vario genere dedicati all’agricoltura, il cui scopo principale, è stato detto, è l’autonomia operativa dei coltivatori e l’uscita dal loro stato di povertà.

Tra le altre dichiarazioni di William H. Gates III in queste ore anche quelle sullo scenario economico per gli Stati Uniti: mentre Bush disegnava un quadro a tinte fosche , secondo Gates invece i fondamentali dell’economia statunitense sul lungo periodo emergeranno e si uscirà dalla situazione in cui ci si è cacciati. Tanto più avverrà, ha spiegato, nel settore tecnologico e dell’innovazione, che subirà molto meno degli altri i contraccolpi economici e finanziari della crisi e che più rapidamente ritroverà slancio.

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Pubblicato il
26 set 2008
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