Campagne antiaborto, in USA si fanno via smartphone

Campagne antiaborto, in USA si fanno via smartphone

L'idea è di un pubblicitario di Boston: sfruttare i sistemi di tracciamento mobile per veicolare propaganda. Se una donna si avvicina a una clinica diventa bersaglio
L'idea è di un pubblicitario di Boston: sfruttare i sistemi di tracciamento mobile per veicolare propaganda. Se una donna si avvicina a una clinica diventa bersaglio

Oggi la Rete e i vari sistemi di tracciamento dell’utenza, sia desktop che mobile, sono ampiamente utilizzati per veicolare messaggi di carattere pubblicitario relativi a beni e servizi di qualsiasi natura. Ma l’idea che è venuta ad un pubblicitario di Boston, John Flynn , CEO di Copley Advertising , è davvero inusuale. I suoi nuovi clienti sono gruppi di attivisti contro l’aborto, che ora possono propagandare le loro idee in modo diretto e mirato, inviando tramite lo smartphone e altri device mobile messaggi contro l’interruzione di gravidanza, specialmente quando le donne si recano in clinica per essere visitate.


Dopo aver accuratamente preparato una presentazione in Power Point ed averla diffusa presso enti e associazioni potenzialmente interessate, Flynn ha inaspettatamente incontrato il favore di diverse organizzazioni a scopo umanitario, sia laiche che religiose. In un’intervista rilasciata a Live Action News , portale telematico dell’omonima organizzazione americana antiabortista, il pubblicitario ha chiarito alcuni dettagli della sua strategia. Il sistema utilizzato da Copley Advertising è quello noto del Geo-Fencing, che permette di tracciare, tramite i dati GPS, i soggetti quando si trovano all’interno di una specifica area geografica , in questo caso in una delle cliniche di Planned Parenthood , principale organizzazione che si occupa di interruzioni di gravidanza in terra statunitense.

Tra i progetti di Flynn anche quello di intercettare i soggetti interessati quando si propongono di utilizzare metodi alternativi per l’aborto, come ad esempio recandosi negli ospedali che dispensano metadone. “Siamo molto contenti di poter offrire le nostre capacità di mobile-marketing per la comunità e a favore della vita” ha dichiarato Flynn durante l’incontro con Live Action. Tra i numeri vantati da Flynn nella presentazione inviata ai suoi potenziali clienti via email, ben 800.000 giovani donne, di età compresa tra 18 e 24 anni, raggiunte per conto della clinica RealOption , di cui 2.000 indirizzate sul sito dell’omonima organizzazione antiabortista. Il sistema di reclutamento si basa sul classico modello di internet-advertising CPC reso attraverso domande semplici. Si chiede, ad esempio, “Sei incinta?” oppure “L’aborto?”, e poi si includono affermazioni del tipo “È la tua scelta. Hai tempo… informati” sotto forma di link che rimandano al sito di destinazione.

Ma nel settore della comunicazione massiva digitale non mancano le opinioni avverse e contrarie. Secondo Rewire , infatti, il sistema di Flynn è lesivo della privacy e del diritto delle donne ad esercitare, nei limiti imposti dalla legge, l’interruzione di gravidanza. Non solo. L’operazione di Copley Advertising, sempre secondo la testata USA, pregiudicherebbe anche il lavoro di quegli enti che legittimamente sono abilitati a dispensare un servizio regolarmente normato . “È incredibilmente immorale e raccapricciante” ha commentato su Rewire Brian Solis , consulente di marketing digitale che ha espresso un pensiero in linea con quello di una dozzina di autorevoli esperti in sicurezza e privacy.

Al di là delle posizioni individuali, la questione è ampia e necessita di regolamentazione perché prescinde dal diritto di abortire e investe qualsiasi settore della vita quotidiana. Sarà capitato a tutti, ad esempio, di visitare un sito di vendita, a volte anche involontariamente, per vedersi notificare poco dopo un mare di offerte relative a quei beni o servizi verso i quali si era semplicemente manifestato un interesse passeggero. Il dibattito è delicato e rimane aperto, anche perché il confine tra pubblicità e tracciamento delle abitudini degli utenti è labile e può scadere in vere e proprie forma di sorveglianza e controllo.

Luca Barbieri

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Pubblicato il
3 giu 2016
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