Canada: motori di ricerca illegali?

Canada: motori di ricerca illegali?

Una controversa novità introdotta dal parlamento canadese potrebbe mettere al bando una grande quantità di strumenti assai popolari tra gli utenti internet
Una controversa novità introdotta dal parlamento canadese potrebbe mettere al bando una grande quantità di strumenti assai popolari tra gli utenti internet


Ottawa – I rappresentanti della Camera Bassa del parlamento canadese gettano un’ombra sul destino di molti motori di ricerca: la House of Commons ha approvato in prima lettura un controverso emendamento alla legge sul diritto d’autore. L’approvazione definitiva e senza modifiche di questa aggiunta vieta potenzialmente a Google e soci di operare in maniera legittima.

Il pomo della discordia ha nome C-60 : la sua interpretazione lascia spazio a dubbi laceranti che hanno alimentato molte polemiche. L’emendamento parte infatti dall’assunto che persino l’ indicizzazione di materiale protetto possa costituire una violazione della proprietà intellettuale.

Se la legge verrà approvata senza ulteriori modifiche e passerà il vaglio del Senato, i legittimi proprietari di informazioni indicizzate da “strumenti di localizzazione” potranno direttamente accusare i fornitori di questi servizi. Il testo del C-60 sottolinea che i suddetti “strumenti” sono infatti i programmi informatici che “permettono la localizzazione di informazioni attraverso Internet o qualsiasi altro network digitale” – una definizione che calza a pennello per tutti i motori di ricerca, dal più triviale al più complesso.

La semplice archiviazione di materiale coperto da copyright, fonte di dolorosi grattacapi anche per Archive.org , diverrebbe così perseguibile penalmente. Secondo Howard Knopf, esperto avvocato intervistato dal quotidiano The Globe and Mail , l’attuale emendamento C-60 “colpisce l’architettura di tutti i Google di questo mondo”. “Per colpire davvero chi viola il copyright non serve sparare a zero contro i motori di ricerca”, conclude Knopf.

La radice del problema sarebbe la struttura stessa di Internet, comunemente riconosciuto come medium di informazione. Riaffiora così un’antica ed annosa questione: colpire il messaggio oppure il messaggero ? Nel regno digitale, dove i messaggi sono costituiti da interminabili catene di dati binari, il discorso si fa ancora più complesso.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
15 lug 2005
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