Carburo di silicio per monitorare i vulcani

Carburo di silicio per monitorare i vulcani

Ricercatori britannici hanno sviluppato un sensore wireless in grado di funzionare in condizioni estreme. L'ideale, dicono gli autori, per "sentire" le radiazioni e tenere sotto controllo centrali nucleari e vulcani. Dall'interno
Ricercatori britannici hanno sviluppato un sensore wireless in grado di funzionare in condizioni estreme. L'ideale, dicono gli autori, per "sentire" le radiazioni e tenere sotto controllo centrali nucleari e vulcani. Dall'interno

Un team della Newcastle University sostiene di aver sviluppato un sensore termico in grado di funzionare in condizioni ambientali estreme. Il dispositivo continua a operare fino ai 900 gradi centigradi di temperatura , la capacità ideale – dicono i ricercatori – per poter funzionare da sistema di monitoraggio interno di vulcani e centrali nucleari.

Il sensore trae la sua notevole resistenza termica dal fatto di essere composto da carburo di silicio , un materiale ceramico sintetico (unione di silicio e carbonio) dotato di eccezionale durezza – tra il corindone e il diamante. Dotato di una stabilità maggiore rispetto al silicio, il sensore ha una tolleranza superiore alle radiazioni e può quindi essere utilizzato in un numero molteplice di ambiti.

La sua resistenza termica ne fa prima di tutto un candidato ideale per il controllo “molto” ravvicinato dei vulcani attivi o dormienti, e in tal senso il sensore potrebbe funzionare da “precursore” tecnologico in grado di allertare i centri di controllo nel caso di un’eruzione imminente .

“Al momento non abbiamo alcun modo di monitorare accuratamente quello che succede all’interno di un vulcano – dice il dottor Alton Horsfall della Newcastle University – e infatti la maggior parte dei dati raccolti proviene dalle fasi successive all’eruzione”. “Con circa 500 milioni di persone che vivono all’ombra di un vulcano – dice Horsfall – questa non è ovviamente la condizione ideale”.

Ma i ricercatori britannici sperano di impiegare il loro sensore in scenari molto diversi da quelli di un vulcano: il carburo di silicio si comporta altrettanto bene ad esempio quando si tratta di tenere sotto controllo il livello di radiazioni e la temperatura del nocciolo di una centrale nucleare , dicono da Newcastle, e non è da scartare la possibilità di utilizzare il sensore per il monitoraggio dei motori degli aerei, gli impianti energetici e i possibili attacchi terroristici con ordigni esplosivi installati nel sottosuolo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 24 set 2010
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